domenica 11 settembre 2011

Giraffe, non camelopardi

A volte penso che ci siamo talmente affezionati all'immagine catastrofica dell'Italia veicolata dalla televisione e dai giornali da non cercare più, nella nostra esperienza diretta, verifiche o smentite. Sapere che la ricerca sta annegando, che i giovani sono superficiali o spaesati, che il Nord non vede l'ora di liberarsi dalla zavorra del Sud ci fa sentire ben informati, e fornisce argomenti di conversazione a persone che altrimenti non avrebbero niente da dirsi.
A volte però capita che le persone di cose da dirsi ne abbiano, eccome. E che per di più si trovino a vivere per una settimana a stretto contatto. Allora, quando meno ce lo aspettiamo, si apre una finestra che scombina i nostri schemi mentali, e ci fa capire che ogni vita, ogni esperienza è una storia a sé.
Ho passato una settimana in una graziosa cittadina medievale, impegnata a seguire conferenze sulle discipline più varie insieme ad altri 85 ragazzi da tutta Italia. Il piemontese che cerca di imparare il siciliano, la valdese con i rasta che ci spiega il suo culto, la ragazza dai capelli blu appassionata di lettere antiche, il genio della matematica che ci sottopone un indovinello idiota, i centri di ricerca d'eccellenza europea sono tutti frammenti di una realtà libera da stereotipi, diversa e migliore di quella a cui siamo abituati.
In una delle lezioni si è parlato del "camelopardo": quando gli europei videro per la prima volta la giraffa, troppo pigri per per concepire un essere del tutto unico e nuovo, preferirono pensarla come un incrocio tra due animali che già conoscevano, il cammello e il leopardo. Ma la giraffa è una giraffa. Allo stesso modo, i media ci dipingono a volte come superficiali e abituati ad avere la pappa pronta, a volte come dinamici e desiderosi di cambiare le cose. Ma le cose non sono così semplici.
I ragazzi che ho conosciuto durante questa settimana non sono un po' leggeri e un po' secchioni, e neanche talvolta bamboccioni e talvolta persone mature. Ognuno di noi è una giraffa, e non è classificabile altrimenti. Non ho idea di cosa diventeremo tra dieci o vent'anni; ma intanto, inviterei volentieri un leghista a una settimana come questa.

1 commento:

  1. Il tuo post, invece, dice meravigliosamente quella cosa cui non riesco ancora a credere: come si possano trovare novanta persone diverse l'una dall'altra, e come queste persone possano dialogare e discutere e contaminarsi a vicenda di idee. Non solo i leghisti hanno bisogno di scoprire questi momenti.

    RispondiElimina