giovedì 29 settembre 2011

All'amicizia- scena nona

l giardino è già livellato; gli operai stanno piantando le aiuole di bosso. Il marchese e Manetti sono in piedi davanti allo spiazzo dove sarà costruito il parterre, vicino a una collinetta artificiale.
CORSI Mi aspettavo che a questo punto dei lavori aveste già finito di piantare. Perché c'è voluto tutto questo tempo per livellare il terreno?
MANETTI Mi dispiace, eccellenza. Ma abbiamo dovuto...
CORSI Vi ho messo a disposizione tutti gli operai di cui avevate bisogno.
MANETTI Non è una questione di operai. Il terreno era abbandonato da due secoli, non ha la consistenza adatta. Per questo c'è voluto più tempo. E poi ha voluto la collinetta al posto della terrazza, ho dovuto modificare il progetto...
CORSI Se non mi aveste fatto tutte quelle resistenze avremmo risparmiato tempo.
MANETTI Eccellenza, devo farle una domanda antipatica.
CORSI Lasciate giudicare a me se è antipatica o meno.
MANETTI Devo sapere se ritardo nella costruzione vuol dire ritardo nel pagamento.
CORSI Forse dovevate chiedervelo prima di traccheggiare.
MANETTI Ma le ho già detto che... Beh, niente. Ma ho dovuto anticipare agli operai una parte della paga. Anche se siamo in ritardo di due mesi, loro in quei due mesi non sono certo stati a girarsi i pollici. E non posso continuare a metterci i soldi di tasca mia.
CORSI Siete in difficoltà?
MANETTI Non voglio impietosirla o mendicare la sua generosità, eccellenza. Sto chiedendo quello che mi spetta.
CORSI Voi costruite per soldi, Manetti?
MANETTI I giardini sì.
CORSI Ma senti! E cosa vorreste costruire?
MANETTI Case. Palazzi.
CORSI Siete un originale. I giardini non sono più affascinanti?
MANETTI Ma la gente non ci vive.
CORSI Ci vivono le anime.
MANETTI (tra sé) Bene, ora progetto cimiteri.
CORSI Dicevate?
MANETTI Niente. Mi scusi. Non avevo capito che fosse stato il ricordo di vostra moglie a...
CORSI (seccato) Il ricordo di mia moglie non c'entra niente! Le anime, la parte spirituale degli uomini, come posso spiegarlo a voi... Beh, perché non siete andato a costruire la casa di un calzolaio anziché il mio giardino?
MANETTI Un calzolaio non potrebbe permettersi il tipo di casa che ho in mente. Ho avuto la fortuna di entrare giovane nel suo ambiente, ma per ora prendo le commissioni che capitano. Devo portare un po' di soldi a casa, nel caso la famiglia dovesse allargarsi.
CORSI (sussultando) Vostra moglie è incinta?
MANETTI No, ma spero che succederà presto.
CORSI Da quanto tempo siete sposati?
MANETTI Quasi un anno.
CORSI Ed è contenta di essere la moglie di un architetto di giardini che vorrebbe costruire case?
MANETTI A me basta che sia contenta di essere mia moglie. Forse vi ha dato un'impressione sbagliata... mi dispiace per quella sera... ma è una donna molto intelligente.
CORSI Intelligente perché è contenta di essere vostra moglie?
MANETTI (ridendo) Ma no! Eccola lì, dev'essere venuta a portarmi il pranzo. (a Claudia, che è comparsa sull'orlo della collinetta) Oh, ma quanta paura avrai che muoia di fame?
Il terreno frana sotto i piedi di Claudia, e seppellisce un operaio che passava sotto la collinetta. Claudia urla e cade, Manetti e il marchese si precipitano verso la frana.
MANETTI Claudia!
Claudia si getta tra le braccia del marito.
CORSI Signora, state bene?
MANETTI Era Arturo!
CLAUDIA (sconvolta) E' rimasto sotterrato! E' rimasto sotterrato!
Arrivano altri operai, attratti dal rumore.
MANETTI Avete delle pale? Tu sì, voi no, andate a prenderle. Veloci! (al marchese) Eccellenza, posso lasciargliela un momento? (spinge Claudia, ancora molto scossa, verso di lui) Stai tranquilla amore.
CORSI Ma cos'avete fatto?
MANETTI Io ve l'avevo detto che il terreno era instabile.
Tornano gli operai. Manetti prende la pala che uno di loro gli porge, si mettono a scavare.
MANETTI Tu no, Gino. Siamo già abbastanza, ci stai tra i piedi. Forza, vorrei vedere se ci foste voi lì sotto!
CORSI Vi siete fatta male?
CLAUDIA (guardando la frana) Io no, ma quell'operaio... Dio mio!
CORSI Vostro marito avrebbe dovuto evitarlo, questo.
CLAUDIA Ma lui lo diceva! Diceva che anche mettendo tutti quei rinforzi non era comunque sicuro costruire una collinetta così alta.
CORSI Non ditemi che non c'era modo. Anche Brunelleschi avrebbe fatto una cupola instabile se si fosse messo a pensare che era impossibile costruirla.
MANETTI (agli operai) Oh! Ho capito che siete agitati, ma così state facendo cozzare le pale e basta. Vogliamo fare un concerto o tirare fuori Arturo? Avanti!
CLAUDIA Poteva rimanerci Giuseppe lì sotto.
CORSI Oppure io.
CLAUDIA Eccellenza! Mi fate la corte con quello lì accanto che potrebbe morire?
OPERAIO Eccolo! Bisogna scavare qui.
Riemerge Arturo, tossendo e sputando terra.
OPERAIO Stai bene? Ti sei rotto qualcosa?
ARTURO Te lo devo proprio dire, cosa mi sono rotto?
MANETTI Arturo, mi dispiace.
ARTURO Vi dispiace un corno! Se mi volevo ammazzare andavo a lavorare sulle impalcature! Bisogna proprio mettersi d'impegno per far morire qualcuno in un giardino, architetto.
MANETTI Hai ragione, quella collinetta non andava costruita. E' stato da incoscienti.
ARTURO Ditelo ora, bravo!
MANETTI Se te ne vuoi andare ti capisco, ti darò la paga intera di questo mese.
ARTURO Sì, chissà dove vado, tanto c'è di molto lavoro a giro! Ma se a stare qui devo rischiare di morire più che se fossi in cima a un palazzo...
OPERAIO Ha ragione, eh. Andare a mettere i pericoli anche dove non ce n'è bisogno...
MANETTI (seccato) Sì, quante volte me lo fate ripetere? Io ho sbagliato, tu sei vivo, mi servirà da lezione. Basta. Non giriamo intorno alle cose.
ARTURO Oh, se qui c'è uno che si deve arrabbiare sono io. Ma che bisogno c'era di fare quell'affare? La colline io sapevo che stavano in campagna. E era anche brutta! E' un'idea da coglioni!
Se ne va.
MANETTI Arturo, scusami.
Fa per andargli dietro, ma dopo pochi passi torna dal marchese e da Claudia.
MANETTI Il terreno non era adatto.
CORSI L'avete già detto. E' un mese che non sapete dire altro.

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CLAUDIA Insomma, alla fine non è morto nessuno, no? C'è bisogno di parlarne ancora?
MANETTI Mi dispiace di aver perso la fiducia di Arturo, però. Aveva già lavorato per me altre volte, ci andavo d'accordo.
CORSI E' lodevole la vostra comprensione per quel poveraccio, Manetti, ma non vi giustifica. Vi avevo spiegato perché volevo quella collinetta lì, siamo stati più di un'ora a parlarne prima che vi seccaste e scappaste via.
MANETTI Le ho già chiesto scusa, eccellenza, mia moglie mi aspettava, dovevamo incontrare un mio amico che...
CORSI Sono sicuro che vostra moglie avrebbe avuto un po' di pazienza se avesse conosciuto il motivo che vi tratteneva. Vero, signora?
CLAUDIA Non saprei, non lo conosco neanche ora.
CORSI Una collinetta, un piccolo Parnaso non a caso nel centro del giardino, un luogo privilegiato da cui contemplarlo come la poesia è un luogo privilegiato da cui contemplare le vicende del mondo...
CLAUDIA Ma non era dedicato all'amicizia, il giardino?
CORSI Una cosa non esclude l'altra. E voi, Manetti, vi siete messo a dire questo è sproporzionato, questo non è sicuro, il terreno potrebbe cedere...
MANETTI Ed è quello che è successo! Io gliel'avevo detto.
CORSI E perché è successo? Chiedetevelo. Chiedete alla vostra coscienza se i vostri pretesti non erano solo alibi. Voi non volevate costruirla, per questo l'avete costruita male.
MANETTI Eccellenza, questo mi sembra un po' esagerato.
CORSI Se aveste condiviso il mio ideale avreste trovato certamente il modo di risolvere quelle difficoltà. Invece no, voi non vedete oltre il terreno instabile, l'insufficienza dei supporti, lo spazio troppo limitato; e l'ingegno si lascia sotterrare. Non mi stupisce che andaste così d'accordo con un manovale.
MANETTI Il terreno instabile è il motivo della frana! Non è una cosa irrilevante! Avrebbe potuto rimanerci uno dei vostri amici lì sotto, uno di quelli a cui sarà dedicato il giardino, allora forse pensereste anche voi alla stabilità del terreno anziché al vostro ideale!
CORSI Basta così. Mi sembra di capire che non potrò avere la collina. Bene, si torna al progetto originario, alla vostra terrazza che vi piace tanto perché è addossata al muro ed è meno pendente.
MANETTI Meno in pendenza. Non è una torre; è una cosa seria. C'è rimasto un uomo lì sotto.
CORSI Mi state accusando dell'omicidio di una persona!
MANETTI Non mi sognerei mai!
CORSI Chi è che ha costruito? La mano è stata la vostra! Vi pago per costruire il mio giardino, non per giudicarmi. Non vi licenzio perché non voglio mettere in mezzo chi non c'entra.
MANETTI So provvedere alla mia famiglia, eccellenza; mia moglie non ha bisogno della vostra carità. Se il problema è questo non fatevi scrupoli a licenziarmi. Anzi, vi risparmio l'imbarazzo. Andiamo, Claudia.
CLAUDIA Chi credi di essere per leggere nella mia mente?
MANETTI Vuoi che rimanga?
Sia Manetti che il marchese guardano Claudia, che prima di rispondere assapora per qualche istante la loro trepidazione.
CLAUDIA No. Ma volevo che tu me lo chiedessi.

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mercoledì 28 settembre 2011

All'amicizia- scena ottava

Studio del marchese.
CORSI Quando eravamo sposati mi rinfacciavi sempre di non vedere oltre i miei libri. Bene, ora vivo, parlo, amo. Non sei contenta, non è quello che volevi? Cosa c'è che non ti va bene stavolta?
ANGELA Tommaso, ma tu almeno ci credi a quello che dici? La libertà non prende posto, certo! Apprezzare una donna vivace e intelligente, figuriamoci!

Piet Mondrian, L'albero rosso

CORSI Capisco dove vuoi arrivare, Angela. Ma è troppo facile. Tu non eri vivace, eri petulante. E astiosa.
ANGELA La pianta più bella in una stanza buia cresce storta, debole e bianchiccia; e anche la vivacità in un palazzo polveroso cresce petulante e astiosa. Anche lei rischia di fare la stessa fine... Ma no, è più furba di me, se ne accorgerà in tempo.
CORSI Non osare paragonarti a lei! Tu che per cinque anni mi hai reso la vita impossibile con le tue pretese, non provare a essere gelosa della creatura che mi fa felice!
ANGELA Non sono gelosa, mi fa tenerezza semmai.
CORSI (fa un passo verso di lei) Non pensare che tratterò come te una donna a cui non sei degna di allacciare le scarpe!
ANGELA (con le braccia incrociate) Ma tu tratti allo stesso modo tutte le persone fatte di ciccia, che siano degne o meno.
CORSI (un altro passo) Non stupirti che un'altra sia riuscita dove tu hai fallito!
ANGELA Riuscita in cosa?
CORSI A suscitare il mio amore.
ANGELA Tu non sei capace di amare. Non nominarlo invano.
CORSI Tu, Angela, mi avevi reso incapace di amare! Ma dovevo trovare, prima o poi, qualcosa di diverso. Quando parlavo con Claudia, io per la prima volta sapevo cosa dire, le parole mi uscivano da sole, non avevo bisogno di andare a cercarle nel dizionario della buona educazione, e il suo corpo era già dentro di me senza che lo toccassi, e la mia anima e la sua si intrecciavano. Ci siamo trovati l'uno nell'altra.
ANGELA Non si diventa aperti all'amore da un momento all'altro. A meno che uno non si convinca che deve a tutti i costi cambiare vita e innamorarsi.
CORSI Cosa vorresti insinuare?
ANGELA Povera donna, chissà cos'ha pensato. Ancora non avevate fatto in tempo a conoscervi che si è vista arrivare a casa... (ride) Un servizio da tavola! Ma che regalo è? Come quel portagioie mangiato dai tarli che mi desti per il mio compleanno.
CORSI Lo vedi come sei? Era un oggetto tramandato dalle donne della mia famiglia di generazione in generazione. A te è sempre interessato il lato più volgarmente materiale delle cose.
ANGELA (per la prima volta vulnerabile e sofferente) Era il lato più volgarmente materiale delle cose un oggetto che c'entrasse qualcosa con me, che dimostrasse che mi conoscevi? Ti fregava un accidente, a te, di chi ero, cosa pensavo, cosa amavo; te la cavavi regalandomi il portagioie della bisnonna. In questo senso meglio il servizio da tavola, te lo riconosco.
CORSI Me ne fregava invece, se vogliamo usare il tuo linguaggio; purtroppo non potevo ignoralo visto che vivevo con te. E te lo dico subito. Chi eri? Una donna frivola.
ANGELA Viva.
CORSI Cosa pensavi? Che quella tua amica... Cecilia o come si chiamava valesse di più di Immanuel Kant.
ANGELA Che le persone valessero più della carta.
CORSI Cosa amavi? I ricevimenti.
ANGELA Le occasioni di vedere qualcuno.
CORSI Le chiacchiere.
ANGELA Le discussioni.
CORSI Le smancerie.
ANGELA La tenerezza, la confidenza. Non dico l'amore! (quasi piangendo) Un po' di calore, Tommaso.
CORSI Il calore non si dà a chiunque. Men che meno l'amore. Tu non l'hai meritato, e ti rode l'anima l'idea che possa meritarlo un'altra. Non sono più prigioniero del nostro matrimonio e di quel modo infernale di vivere i rapporti con una donna; sono libero da te, Angela, libero di essere un'altra persona e di conoscere l'amore.
ANGELA (di nuovo fredda) Allora ringraziami per averti liberato. Ringraziami, se ne hai il coraggio.
CORSI (afferra un fermacarte e fa per tirarglielo) Esci da questa stanza! Fino a quando abuserai della mia pazienza? Fino a quando mi impedirai di vivere?
ANGELA Fino a quando citerai Cicerone senza neanche accorgertene. Sei tu che ti impedisci di vivere, Tommaso.
Gli toglie il fermacarte di mano e sparisce.
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martedì 27 settembre 2011

All'amicizia- scena settima

Il marchese si avvia verso casa e nel vicoletto che fiancheggia la chiesa di Serumido incontra Claudia con un fagotto in mano.
CORSI Signora Manetti buongiorno.
CLAUDIA (inchinandosi) Buongiorno eccellenza.
Continua a camminare.
CORSI Portate il pranzo a vostro marito?
CLAUDIA Eh, sì. Se l'è dimenticato quando è uscito stamattina, come al solito.
CORSI Forse l'ha fatto apposta.
CLAUDIA (sporgendo il collo per vedere se da via Romana passa qualcuno) Perché?
CORSI Per darvi un motivo di andare da lui.
CLAUDIA Mah, non credo. Non vuole che gli stia tra i piedi quando lavora. Anzi, è meglio che mi tolga il pensiero il più presto possibile.
CORSI Peccato, perché la vostra presenza può essere provvidenziale. Le muse lungo il sentiero, un'ottima idea. I miei complimenti.
CLAUDIA (imbarazzata) Ah, gliel'ha detto.
CORSI Non è facile che un uomo ammetta che la moglie è arrivata dove lui non riusciva.
CLAUDIA Sì, ora! Figuriamoci se Giuseppe dipende da me. Solo che è un po' in difficoltà con le dimensioni, è solo mezzo ettaro di terreno.
CORSI Non me l'hanno certo regalato, signora.
CLAUDIA (guardandolo) Nessuno regala nulla, eccellenza.
Il marchese rimane interdetto. Claudia ne approfitta per inchinarsi e fa per andarsene, ma Corsi si riprende.
CORSI Nessuno che non stia al di fuori della logica squallida del commercio, signora. Mi offendete se pensate che voglia ricattarvi o forzarvi. Non è mia abitudine inviare regali con questo fine.
CLAUDIA (rilassandosi) E con altri fini sì, invece?
CORSI Che volete dire?
CLAUDIA Niente.
CORSI Non vergognatevi.
CLAUDIA Credo siate il primo uomo nella storia che manda un servizio da tavola come regalo.
CORSI Qualcuno doveva pur cominciare. Spero che stia bene sulla vostra tavola.
CLAUDIA Eccellenza, in casa di una donna sposata quel regalo sta bene solo in ripostiglio sotto a una cassa di patate. Giuseppe ora è un po' perso dietro al giardino ma fin qui ci arriva.
CORSI Ho preso delle precauzioni.
CLAUDIA Sì, ma non serve a molto nascondere a mio marito chi ha mandato il facchino se poi gli servo da mangiare nei vostri piatti, non credete?
CORSI Ho cercato di pensare a un regalo che vi facesse piacere.
CLAUDIA Infatti è bellissimo! Ma non posso usarlo. Di solito si mandano oggetti meno ingombranti.
CORSI Se vi conoscessi meglio saprei quali oggetti poco ingombranti vi sono graditi.
CLAUDIA La libertà non prende posto.
CORSI Certo.
CLAUDIA Comunque non credete che il servizio da tavola non mi abbia fatto piacere. Almeno vuol dire che qualcuno fa caso a quello che dico.
CORSI Non siete abituata ad essere ammirata per quello che dite?
CLAUDIA Quanto voi siete abituato a corteggiare le donne, eccellenza.
CORSI Preferite avere ammiratori esperti?
CLAUDIA (ridendo) Pensate che io sia piena di gente che mi sta dietro?
CORSI Ho le mie buone ragioni. Ad esempio, sapete di avermi in vostro potere e quindi credete di potermi dire qualunque cosa. Questo ragionamento è tipico di una seduttrice navigata.
CLAUDIA No, è tipico degli scrittori d'appendice.
CORSI Però è giusto. Quello che avete appena detto lo dimostra.
CLAUDIA Beh, scusatemi per l'impertinenza allora.
CORSI Non è un problema. Vi ricordo che vi ho mandato un servizio da tavola, anche se vostro marito vi ha pestato il piede quando avete detto che vi piaceva.
CLAUDIA Forse vi siete fatto un'idea sbagliata. Quando mi lamentavo perché agli uomini interessa solo il mio corpo parlavo in generale. Giuseppe mi ascolta, mi rispetta.
CORSI Però vuole zittirvi.
CLAUDIA Ma no! E' che vuole lavorare in pace, quindi ha sempre paura di entrare in contrasto con i committenti.
CORSI E' che non tutti gli uomini sanno apprezzare una moglie vivace e intelligente.
CLAUDIA E voi?
CORSI Io? Perché non dovrei, io? Non vi ho appena detto che vi ammiro proprio per questo? Cosa vi fa pensare che non ne sia capace?
CLAUDIA Oh, scusatemi. In tal caso vostra moglie era una donna molto fortunata.
CORSI Mia moglie non era come voi. Non potevo trattarla come voi.
CLAUDIA (capendo di essersi addentrata in un argomento sgradito) Giuseppe mi odierà se traccheggio ancora. Bisogna che gli porti questo fagotto. Arrivederci.
CORSI A presto?
CLAUDIA A presto.
Il marchese le bacia la mano. Claudia se ne va.

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lunedì 26 settembre 2011

All'amicizia- scena sesta

Gli operai, sotto la direzione di Manetti, stanno dissodando il terreno per ricavare i diversi livelli. Il marchese, che è venuto a vedere come procedono i lavori, parla con Manetti.
CORSI Però i pini non vanno bene; ci vogliono degli alberi più grandi, più folti. Deve essere un luogo raccolto, non voglio che penetrino rumori da fuori.
MANETTI Avevo pensato ai pini perché mi aveva detto di volere un contatto con la vita della strada...
CORSI Ve lo dicevo quando parlavo del tempietto. Sono due cose diverse. Il fatto che voglia offrire una parte del giardino alla cittadinanza non vuol dire che i fatti miei debbano essere sotto gli occhi di tutti.
MANETTI Naturalmente. Quindi lecci, magnolie... Cedri, che sono anche aromatici, tra l'altro... Tenga presente che non posso piantarli già cresciuti. Il giardino comincerà a essere un luogo intimo tra una decina d'anni.
CORSI Perché non potete?
MANETTI Stiamo parlando di trasportare degli alberi adulti da fuori Firenze. E' più lento, più faticoso, più costoso. E poi significa bloccare le strade, bloccare la città. Io le consiglierei di avere un po' di pazienza.
CORSI Avrò pazienza.
MANETTI Il terreno è stato un deposito per due secoli, non possiamo piantare subito gli alberi e aspettarci che crescano in mezz'ora. Bisogna lavorarci un po' perché torni fertile. Ma se ha bisogno che il giardino sia fin da subito appartato...
CORSI (sulla difensiva) Che significa?
MANETTI Niente. Volevo solo dire che se le interessa questo aspetto possiamo cercare altri modi...
CORSI Perché dovrebbe interessarmi?
MANETTI Perché me l'ha chiesto. Beh, ho capito male, mi scusi. (pausa) Comunque se vuol cambiare qualcosa rispetto al progetto originale non c'è nessun problema, davvero. Basta che non me lo dica troppo tardi. Capita spesso; mi rendo conto che chi si fa costruire un giardino non deve pensare solo ai suoi desideri ma anche a quelli della gente che lo frequenterà, è tutto più complicato... D'altra parte io non so come sono i suoi amici o cosa gli piace, quindi...
CORSI (sbrigativo) Ma se vi ho già detto che non c'è nulla da cambiare! Cedri e lecci al posto dei pini, nient'altro. Buon lavoro.
Se ne va.
MANETTI Arrivederci, eccellenza. (tra sé) Mah! Stai a vedere che è un massone per davvero!
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domenica 25 settembre 2011

All'amicizia- scena quinta

Claudia è sola in casa e sta riordinando dei cassetti. Bussano alla porta. Va ad aprire e si trova davanti un facchino che porta una grossa cassa.
FACCHINO Buongiorno signora.
CLAUDIA Rieccoci! Ma perché dev'essere così duro, quell'omo? Buongiorno, scusatemi. (fingendo di rivolgersi al marito) Giuseppe, i materiali te li fai mandare dove vanno usati. A casa non li voglio. Ma quante volte glielo dovrò dire prima che gli entri in testa?
FACCHINO Signora, veramente...
CLAUDIA Scusatemi, non ce l'ho con voi. Ma deve capire che se quando arriva a casa si mette a bestemmiare perché inciampa nei mattoni e nel marmo poi sono affari suoi. In certi momenti sembra quasi di stare in un magazzino. E lui non mi ascolta mica! Sì hai ragione, stai tranquilla, la prossima volta... E poi arriva sempre il solito facchino a bussare. (Niente di personale, eh).
FACCHINO Guardi signora che...
CLAUDIA No, ora basta eh. Mi dispiace di avervi fatto fare tutta la strada per nulla, ma stavolta non me lo prendo, qualunque cosa sia.
FACCHINO Signora, è per lei.
CLAUDIA Tanto sono io quella che puli... Come?
FACCHINO Devo consegnarla a lei, questa cassa.
CLAUDIA Ah sì? E chi la manda?
FACCHINO Non lo so.
CLAUDIA Cioè, non potete dirmelo.
FACCHINO No, non lo so proprio.
CLAUDIA Come no? Scusate, non l'avrete mica trovato per strada.
FACCHINO No. Me l'hanno dato.
CLAUDIA Grazie! Chi?
FACCHINO Francesco.
CLAUDIA E chi è?
FACCHINO Un altro facchino.
CLAUDIA E non vi ha detto chi l'aveva dato a lui?
FACCHINO M'importava assai a me di saperlo.
CLAUDIA E a voi capitano spesso cose di questo genere? E' normale?
FACCHINO Finché mi pagano è tutto normale.
CLAUDIA Forse era meglio se mi portavate dieci lastre di pietra serena.
FACCHINO Scusi signora, ma non fa prima ad aprirla? Così vede subito chi gliela manda e non mi fa perdere tempo.
CLAUDIA Avete ragione, scusatemi. Potete andare.
Il facchino se ne va. Claudia porta la cassa in casa e la apre. Dentro ci sono diverse scatole, e dentro a queste i pezzi del servizio da tavola del marchese. C'è anche un biglietto.
CLAUDIA (legge) Mi è arrivato il servizio nuovo. Spero che sarete di nuovo mia ospite, così potrò farvelo vedere. Madonna, ora dove la nascondo tutta questa roba?

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Più veloce della luce

Interrompo momentaneamente la pubblicazione delle scene, perché il mondo là fuori pulsa e reclama attenzione.
Esiste qualcosa che viaggia più veloce della luce, senza dilatare la sua massa all'infinito. Buona parte del mondo, me compresa, fino all'altro ieri non sapeva nemmeno che esistessero i neutrini; ora viene fuori che potrebbero ribaltare le basi della fisica.
Data la mia ignoranza, non voglio entrare nel merito della scoperta, che tra l'altro deve essere ancora confermata. Ma mi accorgo sempre di più di una cosa: se vogliamo sopravvivere dobbiamo imparare a cambiare in continuazione i nostri schemi mentali, il nostro modo di vedere. E' talmente caotica la realtà che appena troviamo un punto fermo ce ne innamoriamo, ce lo coccoliamo, e soffriamo da morire quando dobbiamo scombinare tutto e ricominciare da capo, o quasi. E' comprensibile, è nella nostra natura.
La teoria della relatività è stata formulata poco più di cent'anni fa, e già ci mette sottosopra la scoperta di qualcosa che va oltre. Penso a cosa deve aver significato per la comunità "scientifica" del XVII secolo sentirsi dire che un'intera concezione dell'universo, accettata da duemila anni, andava dimenticata. Difficile da accettare -per gli specialisti e per la mentalità comune. Ancora oggi, quattro secoli dopo, diciamo: "E' inutile lasciare la macchina all'ombra di quell'albero, perché tanto il sole gira."
Da venerdì, allo stesso modo, rischiamo di cadere in contraddizione ogni volta che diciamo: "Corri, più veloce della luce!" Come nel caso del sole, mi sembra difficile che l'espressione cambi. La luce è qualcosa di familiare.
"Più veloce di un neutrino"? Non suona tanto bene.

sabato 24 settembre 2011

All'amicizia- scena quarta

Manetti e Claudia rientrano in camera.
MANETTI (sbattendo la porta) Sì? Io invece vorrei sapere quando la smetterai di farmi vergognare. (butta i disegni sul tavolo) Come una bambina, Claudia! Come quando si dice: la lasci stare, è una bambina, non sa quello che dice, non si controlla. (butta il mantello sul letto) E invece hai ventidue anni! (butta la giacca accanto al mantello)
CLAUDIA (sciogliendosi i capelli davanti a uno specchio appannato) Io sarò una bambina, ma tu sei ridicolo. Perché non mi dici semplicemente che sei geloso, anziché fare tutte queste storie?
MANETTI (cercando di calmarsi) Claudia, ti stimo troppo per pensare che ti piaccia il marchese. Ma quell'uomo mi paga. Ci paga. Pagherà il tuo vestito per il compleanno della signora Vanzi, il tuo specchio nuovo, il tuo profumo che non mi ricordo mai come si chiama. Non gli puoi parlare come se fosse il macellaio o il cenciaiolo.
CLAUDIA Dimmi cosa gli ho detto di male. Sentiamo.
MANETTI Avete comprato il terreno lì apposta per paragonarvi ai Medici e ai Torrigiani!
CLAUDIA Non l'ho detto così!
MANETTI Vi appropriate di parole altrui...
CLAUDIA Guarda che lui ci si divertiva. Sei tu che gli hai dato noia, non io.
MANETTI (alzando la mani) Hai ragione, sono io che sbaglio. Non comprendo il bisogno legittimo di mia moglie di fare la gallina col primo venuto.
CLAUDIA Il bisogno di tua moglie di fare la gallina col primo venuto forse è la curiosità di capire che tipo è quest'uomo che mi hai così allegramente sputtanato.
MANETTI Oh, è commovente questo tuo interesse per l'umanità! E che tipo è?
CLAUDIA Molto bisognoso di comprensione. Di conferme.
MANETTI Sì, possibile. Peccato che a volte la imponga, la comprensione, anziché chiederla.
CLAUDIA Giuseppe! Il giardino è suo.
MANETTI Certo, ma dovrà essere un giardino costruibile su questa terra, non nel mondo delle idee o che so io. (srotola un foglio sulla scrivania) Guarda. A parte il tempietto, ci sono tre elementi principali: il parterre, l'aiuola con accanto la limonaia e la terrazza. Sono su tre livelli diversi; così il sentiero prima di fartici arrivare te li fa scorgere tra gli alberi, vedere dall'alto, di scorcio, da più prospettive. Pensa Claudia, una passeggiata panoramica in mezzo ettaro di terreno. Ora seguimi. Il marchese stanotte si è sognato che vuole anche un tempietto dedicato alle Muse. Nel centro. Si può fare, gli dico io, se le va bene dimezzare le dimensioni dell'aiuola e avere meno alberi, un ambiente meno raccolto. Ah no, per carità, l'aiuola dev'essere grande, gli alberi ci devono essere. E allora viene un appiccicaticcio. No, l'appiccicaticcio non lo voglio. E allora vai a pigliartelo...
CLAUDIA Scusa, ma se anziché un tempietto gli fai tante statue delle Muse sparse qua e là?
MANETTI Questa è un'idea discreta. Sì, le Muse lungo il sentiero, in successione. (si mette a scarabocchiare sul foglio) Come se invitassero il visitatore a proseguire... Dunque, sono nove. Una la mettiamo qui alla prima biforcazione, un'altra inve...
Claudia lo bacia. Lui la prende in braccio e la mette a sedere sulla scrivania.
CLAUDIA Non mi hai nemmeno ringraziata per averti dato l'idea.
MANETTI E' quello che sto facendo.
CLAUDIA Sei ancora arrabbiato?
MANETTI No. Mi stupisco solo di quanto tu capisca bene il marchese dopo averci parlato per una sera sola.
CLAUDIA Questo non è niente. Se ti raccontassi quello che capisco di te ti spaventeresti.
Manetti spegne la candela.
CLAUDIA Mi sa tanto che ti sto spiegazzando i disegni.
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venerdì 23 settembre 2011

All'amicizia- scena terza

L'architetto Manetti con in mano i fogli dei progetti cammina verso il palazzo del Marchese dando il braccio alla moglie Claudia.
MANETTI Accidenti a quando mi lamentavo dei committenti che si disinteressano ai progetti! Ti giuro, Claudia, era come sentire un notaio che ti spiega come si cucina il cappone.
CLAUDIA Guarda Giuseppe, sei tu che non capisci nulla. ”All'amicizia di che?” “Mah, in generale.” “Ah sì, avete ragione.” Ma dove vivi? Quello lì è un massone, ci arrivo anch'io che non so niente.
Manetti ride.
MANETTI Primo, se fosse un massone si sarebbe scelto un architetto della sua loggia. Secondo...
CLAUDIA (ironica) Magari nella sua loggia non c'è un architetto geniale e perspicace come Giuseppe Manetti.
MANETTI Secondo, aspetta di vederlo. Quello è massone quanto tu sei una dolce moglie.
Claudia gli fa scherzosamente il verso, poi cerca di baciarlo.
MANETTI (bloccandola) Credi che io sia poco perspicace?
CLAUDIA Credo che tu abbia ben poca fiducia in me se prima di presentarmi a un uomo hai sempre bisogno di parlarmene male.
MANETTI Non te ne sto parlando male. Ho solo detto che le sue istruzioni erano... poco comprensibili, ecco. Spero che stasera sia più chiaro.
CLAUDIA Il lavoro ti piace, almeno?
MANETTI E' un terreno abbandonato. Un cumulo di detriti, non c'è mai cresciuta una pianta. Creare un giardino dal nulla... E' una bella sfida, sì.
CLAUDIA Una bella sfida merita una bella paga.
MANETTI Mah, speriamo. Il marchese è molto ricco, non ha una famiglia. Sua moglie è morta.
CLAUDIA Quindi non avrò nemmeno una donna con cui chiacchierare mentre voi parlerete di lavoro. (sorridendo) Mi toccherà farmi intrattenere dal marchese.
MANETTI Temo che sia più interessante farsi intrattenere da un armadio.
CLAUDIA (prendendolo in giro) Lo vedi? Sei geloso! Dici che è uno sciocco ma ti fa paura, ammettilo.
Manetti la solleva e la bacia. Claudia gli prende di mano uno dei fogli e lo srotola.
CLAUDIA Fammi vedere questo progetto. Oh, molto interessante!
MANETTI Claudia, rendimelo! Non ho fatto una copia.
Claudia corre. Manetti le va dietro, la blocca e cerca di riprendere il foglio.
MANETTI Voglio vedere di che paga si parlerà, se arrivo senza progetti.
Tira il foglio ma Claudia lo tiene stretto.
CLAUDIA E se io te lo strappo?
MANETTI Me lo rifai.
Claudia lascia andare il foglio.
MANETTI (seccato) Claudia, quando ti dico le cose... Ora è tutto spiegazzato.
CLAUDIA Digli che te l'hanno requisito e hai dovuto difenderlo a costo della vita.
MANETTI (cercando di lisciare il foglio) Ancora con questa storia dei massoni? (le parla in un orecchio) E comunque, donna perspicace, se l'avessi difeso a costo della vita ora sarei morto.
Claudia ride; si baciano.
MANETTI Ecco, siamo arrivati.
Bussa al portone.
CLAUDIA Bel palazzo. (vedendo il maggiordomo) Bel maggiordomo.
Manetti le pesta un piede.
MAGGIORDOMO L'architetto Manetti e sua moglie, immagino. Entrate, prego. Il marchese vi sta aspettando.
MANETTI Grazie.
Il maggiordomo li fa entrare e li guida fino alla sala da pranzo. La tavola è apparecchiata con una tovaglia pregiata ma abbastanza vecchia e scolorita; anche il servizio di piatti e postate, per quanto raffinato, mostra i segni del tempo. Manetti si inchina.
CORSI E' un piacere avervi qui, architetto.
MANETTI La ringrazio ancora per l'invito, eccellenza. Questa è mia moglie Claudia.
Il marchese le bacia la mano.
CORSI Ecco la moglie gelosa. E certo che una donna come voi non dovrebbe averne ragione, signora.
CLAUDIA (sottovoce al marito) Ah, ora sono io quella gelosa?
CORSI Avrete notato che il servizio da tavola è indecoroso. Dovete scusarmi. Ma è molto tempo che non ricevo ospiti.
CLAUDIA Se potessi averlo io questo servizio indecoroso non mi vergognerei sempre a invitare gente.
MANETTI Claudia, non cominciare subito.
CORSI Sedetevi, prego. La cena dovrebbe essere servita tra poco.
Si siedono.
MANETTI (svolgendo i fogli dei progetti sul tavolo) Dunque, signor marchese... Sono arrivato a un progetto che dovrebbe soddisfare nel complesso le sue richieste...
CORSI (salvando dalla distruzione un bicchiere che stava cadendo sotto il peso della carta) Con calma, Manetti. Ora non guastiamoci l'appetito; dopo cena avremo tutto il tempo per discutere.
MANETTI Come vuole, eccellenza. Mi scusi.
Viene servita la prima portata. Mangiano.
CORSI Allora, architetto, vi sentite in soggezione a dover edificare la vostra opera proprio in mezzo ai due più grandi giardini di Firenze? Boboli da una parte, il Torrigiani dall'altra...
MANETTI Se dovessi sempre sentire il confronto con gli altri non progetterei mai nulla. Anzi, alla fin fine la posizione è un vantaggio: ho deciso di rialzare il terreno, così gli alberi del giardino Torrigiani saranno alla stessa altezza di quelli del vostro, e il visitatore prima di arrivare alla terrazza su via dei Serragli non potrà capire dove finisce l'uno e dove comincia l'altro. E' un espediente per allargare la visuale.
CLAUDIA D'altra parte, mio marito deve lavorare lì perché è lì che lei ha comprato il terreno.
CORSI (rimane interdetto, poi ride) E così ci vuole poco a smascherarmi. No, non è un caso, ma una mia piccola vanità. La mia famiglia non è gloriosa come i Medici o i Torrigiani; noi siamo per tradizione... Riservati. Io ho deciso di di cambiare direzione, ma non troppo. Sarà un giardino accogliente ma intimo, nascosto tra gli alberi, senza ingressi pomposi. Fatto per accogliere gente come me, che cerca la pace dell'anima più che i divertimenti.
CLAUDIA Credevo che la pace dell'anima si cercasse in solitudine.
CORSI In solitudine, o in compagnia di qualcuno con cui si possa parlare così come con se stessi.
CLAUDIA Questa è una citazione!
CORSI (piacevolmente meravigliato) Conoscete Cicerone?
CLAUDIA Veramente no. L'ho capito perché ha cambiato tono di voce.
CORSI La cosa vi dà noia?
CLAUDIA Che abbiate cambiato tono o che vi appropriate di parole non vostre? Giuseppe, la smetti di pestarmi il piede?
MANETTI Scusami cara, è che sono impaziente di parlare del giardino. Credo che ci vorrà un po' a spiegare tutte le varie questioni. (sottovoce) Dai a me.
Le toglie di mano il bicchiere di vino e lo vuota.
CORSI Ci sono molte strade che conducono alla stessa meta, caro Manetti. Questa non è una citazione, signora.
MANETTI Non la strada del vino. Le chiedo scusa, eccellenza. Mia moglie non è abituata a bere.
Cade il silenzio. I coniugi si scambiano un'occhiata gelida.
CORSI Bene, cominciamo a parlare del giardino se avete tanta fretta. Mi sembrava... cordiale fare due chiacchiere a cena, ma d'altra parte è per questo che vi ho fatto venire.
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All'amicizia- scena seconda

Lo studio del marchese è una stanza piuttosto grande, due pareti e mezzo sono occupate dalla biblioteca. Sul terzo muro, la finestra è coperta da una pesante tenda di velluto blu. Anche il quarto muro, su cui si apre la porta, è tappezzato di stoffa dello stesso colore. L'unica fonte di luce è una lampada posta su una scrivania piena di carte e libri aperti (tra questi, il De amicitia di Cicerone). Il marchese in vestaglia entra nel suo studio con aria visibilmente stressata. Prende un libro dalla biblioteca, si siede in poltrona e comincia a leggere. Qualcuno alle sue spalle allunga la mano, afferra il libro.
VOCE FEMMINILE (legge) Viviamo, mia Lesbia, e amiamo, e le chiacchiere dei vecchi brontoloni tutte insieme non stimiamole un soldo. (chiude il libro con un colpo secco)
Il marchese alza di scatto e si gira. Vede una donna giovane con i capelli sciolti che indossa una tunica e lo guarda con aria di sfida.
DONNA Apprezzare chi fa questo e quest'altro è il modo più comodo per non essere costretti a farlo. Sei ridicolo.
CORSI Ancora! Ti ho detto di lasciarmi in pace. Ti ho detto... vedi come parlo! Come se tu fossi una persona e io potessi dirti di fare o non fare qualcosa. Mi stai facendo impazzire.
DONNA (ridendo) Ti sto facendo impazzire? Vedo che logica di Aristotele te la dimentichi proprio quando ti potrebbe servire. Non mi vedresti se non fossi pazzo di già.
CORSI Zitta Angela, zitta. Va bene; cosa vuoi ancora da me?
ANGELA (gira per la stanza osservando gli oggetti; ogni tanto soffia su qualcosa per togliere la polvere) Mah sai com'è, quel marmo che sprecherai per inciderci sopra una parola sconosciuta potevi usarlo per farmi una tomba più grande. Ci è già cresciuta l'erba sopra sai mio dolce sposo, non si vede quasi più... Devo dire che a volte mi manca un po' l'aria. Ho sempre sofferto d'asma, lo sai.
CORSI Non giudicare quello che faccio. Tu mi hai sempre visto come volevi vedermi. Ti fa rabbia l'idea che possa avere dei sentimenti senza che tu te ne sia mai accorta.
ANGELA Ma vien via. Sai benissimo che quella parola non è più viva di me. Ah, ora all'improvviso sei diventato un filantropo, vuoi bene alla gente, eh? (gli dà un buffetto sulla guancia; lui la respinge con rabbia) Un bel giardino ombroso per accogliere gli amici... quali lo sai solo tu... addirittura la panchina di pietra serena! Insomma, una parte importante della tua vita, proprio tanti amori nati sulle panche all'ombra degli alberi! Non facevamo altro che stare appartati sulle panche, da giovani! E il tempietto! (ride) Il tempietto è veramente una cosa fantastica! (si mette in piedi sulla scrivania e muove le mani come se declamasse un discorso) Un regalo... ai miei concittadini... Imparerò a riconoscere i passanti... a capire quando sono tristi, quando sono innamorati, quando gli scappa da cagare, quando vorrebbero mandare a fanculo quello lì che sta sempre a spiarli...
CORSI Angela, tutte le volte che a tavola ti chiedevo il vino e tu me lo passavi ringraziavo Dio perché avevi preso sul serio una cosa che ti avevo detto.
ANGELA (scendendo dalla scrivania) Ma d'altra parte non c'è da stupirsi. Chi ha dei sentimenti li vive. Chi non sa che roba siano li celebra. Su una lapide da morto.
CORSI Ora che hai finito di sputare veleno puoi anche andartene.
ANGELA Sì, posso (fa per andarsene, si gira di scatto) Ma non ne ho voglia. Mi piace il tuo studio; non mi ci facevi mai entrare. C'è un bel calduccino. (si siede in poltrona) Comoda questa poltrona. Così la dovevi foderare, la mia bara.
CORSI Puoi prenderti la poltrona e anche tutto lo studio purché tu mi lasci in pace.
ANGELA Figuriamoci! Chissà come faresti senza Catullo, Petrarca e compagnia bella. (gli appoggia il braccio sulla spalla e gli parla all'orecchio) Senza l'amore si può vivere, ma senza gente che lo racconti no, eh? E quell'architetto? Poveraccio. Chissà che fatica starti dietro. Oh, quel viale di cipressi ti è proprio rimasto sullo stomaco! Come quando stavi per picchiare il cocchiere perché il pianoforte non entrava nella carrozza.
CORSI Avevo controllato le misure io stesso, poteva entrarci benissimo.
ANGELA Chissà cosa pensa ora di te. Prima l'hai trattato a pesci in faccia, poi all'ultimo momento ti sei ricordato di essere un uomo nuovo e l'hai invitato a cena.
CORSI Tu mi parli di sentimenti, Angela; ma scambiare la gentilezza per ipocrisia è proprio delle persone vuote che non sanno immaginare ricchezza negli animi altrui.
ANGELA E dopo questa sentenza lapidaria (vedi, si torna sempre a parlare di lapidi!) direi che posso anche togliere il disturbo. Ma tornerò presto, ti avverto; sarà molto divertente parlare della cena con l'uomo felice. Per ora felice, almeno. (passandogli una mano sul viso) A presto, mio caro.
Passa alle sue spalle; quando il marchese si gira, non c'è più.
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giovedì 22 settembre 2011

All'amicizia- scena prima

Palazzo del Marchese Tommaso Corsi. Il marchese e l'architetto Giuseppe Manetti.
CORSI E oltre le aiuole in bosso metterete un parterre geometrico con al centro una statua... o una fontana, sì, meglio una fontana; e da qui dovrà partire un viale di cipressi che...
MANETTI Mi perdoni signor marchese, ma devo farle presente che il terreno è limitato. Come architetto, mi affascinerebbe molto progettare un secondo giardino di Boboli, ma non posso progettarlo lì, capisce?
CORSI Bah, la grandezza dei giardini non si giudica dalle dimensioni, ma dall'ingegno di chi ci lavora. Ho avuto quest'idea, capite, un lungo viale ombroso in fondo a cui si vede una panca di pietra serena, un percorso retto che conduce a una desiderata meta di riposo e riflessione.
MANETTI Un'idea magnifica, eccellenza; ma qui ci sono dei limiti pratici...
CORSI Eppure voi siete un artista; dovreste capire meglio di me questi moti dell'animo...
MANETTI Eccellenza, i moti del mio animo si scontrano a destra contro via dei Serragli, e a sinistra contro via Romana. Solo in larghezza, un viale monumentale occuperebbe metà dello spazio; per non parlare della lunghezza.
CORSI (spazientito) Va bene, rinuncio al viale. Ma tutto il resto deve esserci. Voglio un giardino, non un orto di barbabietole.
MANETTI (pensieroso) Beh, sì, posso provarci, anche se non sarà facile. (tra sé) Dunque, dilatare lo spazio... ci vogliono vari livelli... una terrazza... affacciata su via dei Serragli, sì... tanti ambienti diversi come le stanze di una casa... Me lo dica subito: c'è qualcos'altro che vuole inserire?

File:Giardino Corsi Annalena 1.JPG da wikipedia
utente: Sailko

CORSI Sì, me ne stavo dimenticando! Sull'angolo che guarda la chiesa di Serumido costruirete un tempietto con una statua di Mercurio. Ora, state bene attento, questo tempietto è un mio regalo alla gente di Firenze, perché il giardino sia anche un po' loro. Per questo sarà rivolto verso la strada, in modo che chi passa lo veda. E dovrete renderlo accessibile dal giardino, così io potrò affacciarmi sulla strada come da un balcone e guardare i miei concittadini... Io sorriderò di benevolenza e loro sorrideranno di gratitudine... almeno spero... Col tempo imparerò a conoscerli uno per uno, di ciascuno saprò chi è, a che ora passa, come cammina, se fischietta, se parla tra sé; potrò dire: guarda, oggi il calzolaio dev'essere di cattivo umore; la servetta deve avere un innamorato; e in nome di Mercurio io e quei passanti sconosciuti saremo uniti da un sodalizio silenzioso.
MANETTI Un'idea molto interessante. Molto originale. Non crea problemi perché non sottrae spazio al resto. Altro?
CORSI Sul lato che guarda verso via dei Serragli avete detto di voler fare un terrazza, vero?
MANETTI Sì.
CORSI Ecco, sul muro dell'edificio che la chiuderà a sinistra metterete una lapide, e ci farete incidere la dedica del giardino: ALL'AMICIZIA.
MANETTI ALL'AMICIZIA... E poi?
CORSI E basta.
MANETTI E allora a chi è dedicato il giardino?
CORSI Come a chi? All'amicizia!
MANETTI All'amicizia di chi?
CORSI All'amicizia in generale.
MANETTI Ah, mi scusi. Credevo intendesse dedicarlo a un amico in particolare.
CORSI E invece vi sbagliavate. (pausa) Questa magnifica virtù sarà la padrona del giardino, e influenzerà tutti i rapporti che nasceranno dentro ai sui confini. (in tono polemico) Questa è l'idea di fondo del mio disegno; ho provato a spiegarvelo...
MANETTI Farò del mio meglio perché risulti evidente, signor marchese. Tra una settimana le porterò un primo progetto e lo discuteremo insieme.
CORSI Bene, siete congedato.
Manetti si inchina e fa per andarsene; quando è sulla soglia il marchese lo richiama.
CORSI Manetti!
MANETTI Sì, eccellenza.
CORSI Pensavo... Quando mi porterete il progetto, potremmo parlarne a cena. Il convivio è il momento migliore per discorrere, fin dai simposi greci.
MANETTI (stupito dall'improvvisa gentilezza) La ringrazio molto signor marchese; ma mi sono sposato da poco, e mia moglie è molto... Sa, un carattere non facile...
CORSI E' sospettosa. Bene, portate anche lei.
MANETTI Non so come ringraziarvi. Chissà come sarà contenta di vedere un palazzo da dentro! La avverto però che noi siamo gente alla buona; potremmo offenderla o renderci ridicoli.
CORSI La familiarità dà aria alle idee, il lusso le soffoca. Vi aspetto tra una settimana alle otto.
Manetti si inchina di nuovo e se ne va.
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All'amicizia- introduzione

Non doma, ho deciso di affliggere i quattro o cinque lettori di questo blog con un altro testo dialogato (definirlo teatrale mi sembra azzardato, visto che in teatro non si può mandare la gente a spasso per un giardino). E' un po' meno spiritoso del precedente; avrebbe ambizioni di dramma psicologico, anche se non so quanto sono riuscita nell'intento.
Dirò due parole su come è nata l'idea. Passo quasi tutti i giorni da via dei Serragli. A un certo punto gli edifici si interrompono, e da un alto muro di contenimento sbucano le cime degli alberi di un giardino. Sul muro che lo delimita a sinistra c'è una lapide di marmo, su cui c'è scritto: ALL'AMICIZIA. Nient'altro, nessuna spiegazione.
Essendo una persona con molto tempo da perdere, ho passato mesi ad arrovellarmi sul senso di questa scritta. Neanche Internet, la grande discarica delle verità e delle opinioni, rigurgitante di risposte a domande che nessuno porrà, mi ha dato soddisfazione. Alla fine ho detto: se non posso scoprire che storia c'è dietro, vorrà dire che me la inventerò.
Ecco concepito il rigurgito di colomba di cui sto per iniziare la pubblicazione. Qualche dato concreto a dire il vero l'avevo trovato, e da lì sono partita: il giardino è stato creato tra il 1801 e il 1810 dall'architetto Giuseppe Manetti, su commissione del marchese Tommaso Corsi. E' privato ma qualche tempo fa, approfittando di una giornata dei beni culturali, sono riuscita a entrarci. E' un piccolo gioiello. In uno spazio ridotto Manetti è riuscito a concentrare un'infinita varietà di soluzioni diverse: spiazzi, statue, dislivelli, aiuole; i vialetti si intrecciano in ogni direzione, in basso e in alto; ti fanno perdere e ritrovare,e quando meno te lo aspetti sbuca dal verde una statua, oppure una costruzione che avevi già visto presa da una prospettiva diversa.
Come la commedia di Eufileto, anche questa sarà pubblicata a puntate. E' parecchio più lunga, quindi è possibile che venga interrotta da post di altro argomento. Tutti i commenti sono benvenuti, soprattutto quelli critici.