martedì 11 ottobre 2011

All'amicizia- scena diciassettesima


Il marchese è seduto in poltrona, appoggia il gomito su un bracciolo e si regge la testa con una mano. Compare Angela, con un livido sul viso; il marchese sentendo i suoi passi alza appena la testa, poi la riabbassa.
CORSI Ho perso la testa. Anziché amarla le ho fatto del male, e mi è scappata. Avevi ragione. Dovresti essere soddisfatta.
ANGELA Nessuna soddisfazione nel vedere una donna presa a schiaffi.
CORSI E poteva andare diversamente, lei mi faceva sperare... Dove ho sbagliato?
ANGELA E' talmente inesplorata quella regione di te, Tommaso, che quando provi a entrarci ci trovi i leoni.
CORSI Anche ora devi prendermi in giro?
ANGELA Non ti sto prendendo in giro. Lei se n'è accorta, si è agitata, il leone si è svegliato e a quel punto è stato peggio.
CORSI (di scatto, rivolgendosi a lei pur restando seduto) E se invece fossi impazzito perché tu mi stai sempre col fiato sul collo a giudicarmi? Io ci sto provando, Angela. Eri infelice perché non vedevi altro che le quattro mura del palazzo, e sto facendo un giardino. Eri infelice perché non c'erano amici che venissero a trovarci, e... e ci ho provato, per lo meno. Eri infelice perché non sapevo amare, e sono andato a innamorarmi, ho sofferto, non ho dormito, e mi sono ritrovato con niente in mano! Mi sono messo la vita sottosopra per fare quello che mi chiedevi, e cos'è venuto fuori? Un uomo ancora peggiore di quello che hai conosciuto! Sei contenta? Sei soddisfatta? Hai altro da chiedermi?
ANGELA Ma chi ti ha chiesto nulla? Tanto, se anche ti fosse riuscito di diventare l'uomo che non sarai mai, non risorgerei per vedere questo capolavoro! Prima ci dovevi pensare, quando ero una ragazzina stupida e avrei amato anche un cane, figuriamoci un bell'uomo che citava Catullo!
CORSI Che c'entra questo?
ANGELA Quando mi hai sverginata pensando ad altro, quando mi hai messa nel mio appartamento e non ti ho visto per una settimana, quando a tavola ti chiedevo qualcosa, ti sorridevo, ti cercavo la mano, e tu pensavi solo a finire presto per tornare in questa stanza soffocante!
CORSI Angela, eravamo troppo diversi.
ANGELA E allora non ti accorgevi di nulla. Non te ne sei accorto neanche quando ho rinunciato ad amarti e ho cercato qualcos'altro di bello, avrei voluto riverniciare i muri, togliere l'odore di muffa, aprire le porte, far entrare l'aria, la gente... amici, idee, e magari un amore...
CORSI Me ne sono accorto quando hai cominciato a chiedermi questo e quest'altro tutti i giorni!
ANGELA Ma che noia ti avrei dato? Volevi fare la tua vita, per conto tuo; perché non potevo fare la mia?
CORSI Volevo proteggere la mia quiete, Angela. Tutte quelle novità mi facevano paura.
ANGELA Ti faceva paura la vita, ecco cosa! Avevi paura di diventare vivo anche tu, di dover parlare per davvero, litigare per davvero, conoscere per davvero, soffrire per davvero! Troppa fatica!
CORSI E quando hai cominciato a diventare acida, a rispondermi male, per me è stata quasi una liberazione; non mi sentivo più in colpa a non darti quel minimo di considerazione richiesto dalle forme.
ANGELA Avevi vinto già allora, anche se non mi ero arresa, giravo su e giù per le stanze deserte facendomi mangiare dal rancore, pensando a come trovare un amante, in un modo o in un altro, a come umiliarti... a come costringerti a far caso a me...
CORSI Ci ho ripensato solo dopo, a come anche il rancore pian piano si è consumato, e sei rimasta senza forze...
ANGELA Senza più voglia di lottare, persa nel labirinto delle stanze, la magnificenza polverosa, su e giù, su e giù per le scale e per le camere pur di non pensare, e arrivavo sempre a un muro, dovunque, da qualunque parte c'era un muro, e bisognava tornare indietro, ancora su e giù. Voglio uscire!
CORSI Io stavo nel mio studio, il tuo scalpiccio lo sentivo; all'inizio mi dava noia, poi smisi di farci caso.
ANGELA E non c'era altro modo di uscire. Era così semplice, non c'era bisogno di corrompere servitori, litigare con te o che so io. Bastava uno sgabello, una corda... Tanto mi sentivo soffocare di già. E allora tanto valeva farlo per bene! E scappare via, finalmente!
CORSI Angela, perdonami!
Angela prende fiato, e lo guarda in modo diverso.
CORSI Sono stato pauroso, miope e crudele. Ti ho distrutta. Perdonami.

Caspar David Friedrich, Uomo e donna che guardano
la luna

ANGELA Bastava dire questo, Tommaso. Bastava questo perché venissero in modo naturale le cose che hai voluto far succedere per forza. E non per me. Io ho smesso di chiedere quando sono morta.
CORSI E allora perché hai continuato a venire?
ANGELA Per te. Sperando di vivere prima o poi in te, dopo essere morta contro di te. A me solo questo dovevi, il pentimento; e ora me l'hai dato. Il resto... il giardino, l'amicizia, l'amore, l'uomo nuovo che vuoi diventare... li devi a te stesso.
CORSI Non sarai più mia nemica?
ANGELA Hai accettato la tua colpa, non ho più ragione di accusarti, di dirti che sei falso. Perché quelle cose che prima hai cercato come se fossero l'espiazione di una colpa che nemmeno volevi ammettere, ora le cercherai come gioia della vita.

Caspar David Friedrich, Donna all'alba
CORSI Ma non è troppo tardi?
ANGELA Troppo tardi per amare Claudia, questo sì. E forse anche per avere la stima di Manetti. Ma tu puoi ancora vivere, Tommaso. E non per forza alla fine trovi quello che ti eri imposto di cercare; magari trovi qualcos'altro, e ti piace lo stesso.
CORSI E cosa devo fare?
ANGELA Abbi pazienza. Si cambia davvero solo quando non ci se ne accorge.
CORSI Mi dispiace, Angela. Comunque vada, non smetterò mai di pensare a quello che ti ho fatto.
ANGELA Non ho più motivo di stare qui, ormai. Sii felice, Tommaso.
Si avvicina, gli prende la testa fra le mani e lo bacia sulla guancia. Poi sparisce.
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