venerdì 28 ottobre 2011

Note e cemento

Travi, cavi, funi, macchinari, qualche operaio. La telecamera sembra riprendere un cantiere inconsapevole. Ai miei occhi disattenti -getto un'occhiata alla televisione accesa mentre passo da una stanza all'altra- il gala di riapertura del Bolshoi di Mosca si apre con gli ultimi ritocchi tecnici prima del vero inizio.
Meno di un minuto dopo, sento prorompere un coro di voci che cantano in russo. Troppo presto perché abbiano fatto in tempo a sistemare tutto.
Torno davanti al televisore. Il cantiere è la scena teatrale. Gli operai cantano. Gli operai sono i coristi. Intonano un inno a uno zar defunto e dimenticato, o forse a un luogo collettivo restituito alla città grazie a un progetto di coesione e di passione condivisa. Seguono il ritmo incalzante dell'orchestra con l'elmetto in testa, le mani nelle tasche dei giacconi.
Sarà un gesto un po' ruffiano, chissà. D'altra parte un teatro d'opera è un luogo collettivo solo per un'élite molto ristretta, soprattutto in Russia dove la sperequazione sociale è tanto forte. E alla fin fine i coristi quei vestiti, nella loro vita reale, non li hanno indossati mai; non hanno rischiato di ammazzarsi cadendo dalle impalcature. Però mi è piaciuto il gesto in sè, il messaggio che passa. Un grazie a chi si è sporcato le mani per permettere ad altri di fare ciò che li appassiona. Una dignità restituita ai tanti uomini invisibili che non stanno sul palco ma senza cui il teatro non esisterebbe. Una rottura, almeno per cinque minuti, della distinzione tra l'alto e il basso, come dire: quello che vedete l'abbiamo fatto tutti insieme; questo luogo non è solo canto e musica, è anche legno, e stucco, e cemento, e funi.
La musica a volte è un modo per sfoggiare il prestigio, come succede a certi festival operistici; ma può anche veicolare il seme di un mondo migliore (e far traballare per il tempo di un post anche chi nei buoni sentimenti e nel mondo migliore ci crede poco, come la sottoscritta). Penso ad esempio a Zubin Mehta, che nella sua orchestra fa suonare musicisti appartenenti a nazioni diverse, anche in conflitto.

P.S. Mentre scrivo, nell'altra stanza i concorrenti dell' Eredità si arrovellano per dedurre se Mozart era più basso di Gandhi. Il mio attimo di traballamento è finito.

martedì 25 ottobre 2011

Consigli pratici per contrastare l'infinita vanità del tutto

Ovvero: come opporre alla follia depressiva indotta dalla routine quotidiana una follia un po' più creativa. Trasformazioni alchemiche operate sulla nebbia fitta del programma scolastico, per renderlo un po' più divertente (si spera).

1. Cercare una melodia da applicare ai versi delle Baccanti. D'altra parte la tragedia è nata per essere cantata. Per ora ho provato con un coro da stadio, la sigla di Heidi e la canzone dei Sette nani, senza arrivare ad un risultato soddisfacente (non è facile: dovrebbe avere un tono solenne e drammatico, anche se il trimetro giambico ha un andamento veloce e fa pensare a qualcosa di allegro).

2. Guardare questo video dei Monty Python. http://www.youtube.com/watch?v=0AORIsB8DIw

3. Scoprire che oltre la tua classe c'è una stanza vuota inaccessibile. Fantasticare su cosa contenga.

4. Accusare Kant di essere cervellotico e incomprensibile. Poi, cominciare a comprenderlo e accusarlo di non avere idea dei rapporti tra essere umani, e di disquisire su argomenti ignoti a un uomo che non si è mai mosso dalla sua città (il bello e il sublime a Konigsbarg? ma via). Infine, farsi contagiare dalle domande che solleva e passare i momenti liberi ad arrovellarsi e chiedersi se aveva ragione, e come, e quanto. A quel punto, insultarlo più pesantemente che mai.  (Quest'ultima parte in realtà è un cedimento alla follia, più che un modo per contrastarla. A dire il vero su Kant è in fase di elaborazione qualcosa di molto più esteso che però, data la sua demenzialità, forse non verrà pubblicato sul blog).

Tanto amore, in attesa di argomenti più allettanti.

mercoledì 19 ottobre 2011

L'esistenza non si nega a nessuno

In qualsiasi manuale scolastico, nella biografia di qualsiasi autore c'è sempre un paragrafo destinato a essere dimenticato più rapidamente e spensieratamente di qualsiasi altro: quello che elenca le opere giovanili. Insomma, gli esperimenti imbarazzanti, gli aborti letterari (o filosofici, o scientifici, dipende), gli scimmiottamenti di autori idolatrati, ma anche gli scritti in cui comincia a delinearsi una concezione originale. Roba che allo studente medio non si richiede per fortuna di conoscere, ma che serve agli specialisti per capire qualcosa di più dell'autore in questione. Lo stesso vale per gli scambi epistolari, per i diari, per i pensieri sparsi. Da dove sbucano fuori? Da qualche archivio suppongo, dai cassetti di parenti e amici, da una libreria di nicchia che conserva una delle poche copie di un'opera stampata senza successo. Non sono proprio a portata di mano, ma se uno vuole sa più o meno dove trovarli.
Bene. Ora immaginiamo che tra una settantina d'anni uno studioso voglia ricostruire la formazione di un personaggio che nel 2011 si affacciava al mondo e si sbracciava per farsi conoscere. Non credo che le cose saranno così lineari. Con ogni probabilità si perderà in una valanga di strade che conducono a tutto e a niente. Infatti proprio mentre scrivo queste parole il futuro genio in questione si sta sbracciando su Internet. Nonostante quanto stabiliscono le leggi sulla privacy e sui diritti d'autore, qui la differenza tra ciò che viene e ciò che non viene divulgato, tra pubblico e privato, non è affatto netta. Internet è la più grande pattumiera democratica della storia, dove chiunque può lanciare qualunque cosa, e tutti, senza aver superato nessun esame preventivo, possono esistere con pari dignità. Almeno in partenza. Col tempo saranno gli utenti (amici su Facebook, lettori di blog, curiosi a caccia di un'informazione introvabile, gente alla ricerca di quello che offri) a farti salire o a seppellirti in qualche angolino dell'etere, finché una parola chiave ostrogota inserita nel motore di ricerca non ti fa riemergere.
La rete si forma per accumulazione; non conosce criteri di selezione, se non le visite dei naviganti; e però quello che non ottiene successo non sparisce: fa volume. Esiste, perchè l'esistenza  non si nega a nessuno; ma allo stesso tempo non esiste perché, a forza di non essere cercato, è diventato introvabile.
Ogni giorno si incrementa la massa di libere informazioni che si contraddicono, progetti abbandonati, elenchi di nomi sconosciuti, imbarazzanti elaborati di studenti messi in rete da insegnanti estasiati, emoticons sorridenti, forum di persone con lo stesso cognome, scambi di pareri sulle ragazze lituane, illeggibili tragedie ottocentesche digitalizzate. Un'enciclopedia spontanea di risposte a domande che nessuno porrà.
Un mondo ambivalente: da una parte narcisista -un modo per gridare: Io esisto!- dall'altra deferente e rispettoso: ogni contenuto che appare in rete sembra dire: Io ci sono. Chi vuole mi legga (gratis e senza impegno), chi non vuole mi ignori.
Lo spazio virtuale è illimitato. O no? Si può continuare ad accumulare all'infinito? Mi chiedo cosa ne sarà tra uno o due secoli dei prodotti della nostra mente. Forse ci saranno ancora, sepolti sotto pagine più recenti. Oppure l'etere se li sarà mangiati? Magari il nostro studioso non troverà niente sull'autore che sta studiando, ma in compenso scoprirà la bellezza della pittura sui sassi.

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Le lacrime e i sospiri degli amanti,
l'inutil tempo che si perde a giuoco,
e l'ozio lungo d'uomini ignoranti,
vani disegni che non han mai loco,
i vani desideri sono tanti,
che la più parte ingombran di quel loco:
ciò che in somma qua giù perdesti mai,
là su salendo ritrovar potrai.

(Ludovico Ariosto, Orlando Furioso canto 34)

P.S. L'idea di associare Ariosto alla nostra società non è mia. Lo dico per rispetto a chi ne sa più di me.

mercoledì 12 ottobre 2011

All'amicizia- epilogo

E' passato qualche anno. Manetti e Claudia camminano per via dei Serragli, verso l'Arno. Claudia tiene per mano un bambino di cinque o sei anni, Alessandro.

MANETTI (al bambino) E se crolla il muro di pastafrolla?
ALESSANDRO Basta cuocerla, così diventa dura.
MANETTI E se si sbriciola?
ALESSANDRO La mamma pulisce.
CLAUDIA E se la mamma si stanca di pulire?
MANETTI Se la mamma si stanca di pulire può fare lei le case.
CLAUDIA (indicando) Guarda, Alessandro. Quello è un giardino che il babbo aveva progettato prima che tu nascessi... Anche se l'ha finito qualcun altro.
ALESSANDRO Perché?
MANETTI Perché mi hanno dato un lavoro migliore.
ALESSANDRO Non si vede niente.
MANETTI Aspetta.
Lo fa salire sulle sue spalle.
MANETTI Ora vedi qualcosa?
ALESSANDRO (sollevandosi più che può) Sì sì... Ci sono delle siepi, degli alberi...
MANETTI C'è gente?
CLAUDIA (reggendo il bambino per un braccio) Non mi cascare, Alessandro.
ALESSANDRO A' voglia. Chiacchierano, ridono, a volte sono seri; a volte si arrabbiano un pochino; ma sembrano tutti contenti.
CLAUDIA Senti, c'è anche una parola scritta sul marmo per caso?
ALESSANDRO Sì, Sì.
MANETTI Leggila un po' scolaro, vediamo se ti riesce.
ALESSANDRO (legge con difficoltà) A-lla... allamici... ci-zi-a. All'amicizia.

FINE

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martedì 11 ottobre 2011

All'amicizia- scena diciassettesima


Il marchese è seduto in poltrona, appoggia il gomito su un bracciolo e si regge la testa con una mano. Compare Angela, con un livido sul viso; il marchese sentendo i suoi passi alza appena la testa, poi la riabbassa.
CORSI Ho perso la testa. Anziché amarla le ho fatto del male, e mi è scappata. Avevi ragione. Dovresti essere soddisfatta.
ANGELA Nessuna soddisfazione nel vedere una donna presa a schiaffi.
CORSI E poteva andare diversamente, lei mi faceva sperare... Dove ho sbagliato?
ANGELA E' talmente inesplorata quella regione di te, Tommaso, che quando provi a entrarci ci trovi i leoni.
CORSI Anche ora devi prendermi in giro?
ANGELA Non ti sto prendendo in giro. Lei se n'è accorta, si è agitata, il leone si è svegliato e a quel punto è stato peggio.
CORSI (di scatto, rivolgendosi a lei pur restando seduto) E se invece fossi impazzito perché tu mi stai sempre col fiato sul collo a giudicarmi? Io ci sto provando, Angela. Eri infelice perché non vedevi altro che le quattro mura del palazzo, e sto facendo un giardino. Eri infelice perché non c'erano amici che venissero a trovarci, e... e ci ho provato, per lo meno. Eri infelice perché non sapevo amare, e sono andato a innamorarmi, ho sofferto, non ho dormito, e mi sono ritrovato con niente in mano! Mi sono messo la vita sottosopra per fare quello che mi chiedevi, e cos'è venuto fuori? Un uomo ancora peggiore di quello che hai conosciuto! Sei contenta? Sei soddisfatta? Hai altro da chiedermi?
ANGELA Ma chi ti ha chiesto nulla? Tanto, se anche ti fosse riuscito di diventare l'uomo che non sarai mai, non risorgerei per vedere questo capolavoro! Prima ci dovevi pensare, quando ero una ragazzina stupida e avrei amato anche un cane, figuriamoci un bell'uomo che citava Catullo!
CORSI Che c'entra questo?
ANGELA Quando mi hai sverginata pensando ad altro, quando mi hai messa nel mio appartamento e non ti ho visto per una settimana, quando a tavola ti chiedevo qualcosa, ti sorridevo, ti cercavo la mano, e tu pensavi solo a finire presto per tornare in questa stanza soffocante!
CORSI Angela, eravamo troppo diversi.
ANGELA E allora non ti accorgevi di nulla. Non te ne sei accorto neanche quando ho rinunciato ad amarti e ho cercato qualcos'altro di bello, avrei voluto riverniciare i muri, togliere l'odore di muffa, aprire le porte, far entrare l'aria, la gente... amici, idee, e magari un amore...
CORSI Me ne sono accorto quando hai cominciato a chiedermi questo e quest'altro tutti i giorni!
ANGELA Ma che noia ti avrei dato? Volevi fare la tua vita, per conto tuo; perché non potevo fare la mia?
CORSI Volevo proteggere la mia quiete, Angela. Tutte quelle novità mi facevano paura.
ANGELA Ti faceva paura la vita, ecco cosa! Avevi paura di diventare vivo anche tu, di dover parlare per davvero, litigare per davvero, conoscere per davvero, soffrire per davvero! Troppa fatica!
CORSI E quando hai cominciato a diventare acida, a rispondermi male, per me è stata quasi una liberazione; non mi sentivo più in colpa a non darti quel minimo di considerazione richiesto dalle forme.
ANGELA Avevi vinto già allora, anche se non mi ero arresa, giravo su e giù per le stanze deserte facendomi mangiare dal rancore, pensando a come trovare un amante, in un modo o in un altro, a come umiliarti... a come costringerti a far caso a me...
CORSI Ci ho ripensato solo dopo, a come anche il rancore pian piano si è consumato, e sei rimasta senza forze...
ANGELA Senza più voglia di lottare, persa nel labirinto delle stanze, la magnificenza polverosa, su e giù, su e giù per le scale e per le camere pur di non pensare, e arrivavo sempre a un muro, dovunque, da qualunque parte c'era un muro, e bisognava tornare indietro, ancora su e giù. Voglio uscire!
CORSI Io stavo nel mio studio, il tuo scalpiccio lo sentivo; all'inizio mi dava noia, poi smisi di farci caso.
ANGELA E non c'era altro modo di uscire. Era così semplice, non c'era bisogno di corrompere servitori, litigare con te o che so io. Bastava uno sgabello, una corda... Tanto mi sentivo soffocare di già. E allora tanto valeva farlo per bene! E scappare via, finalmente!
CORSI Angela, perdonami!
Angela prende fiato, e lo guarda in modo diverso.
CORSI Sono stato pauroso, miope e crudele. Ti ho distrutta. Perdonami.

Caspar David Friedrich, Uomo e donna che guardano
la luna

ANGELA Bastava dire questo, Tommaso. Bastava questo perché venissero in modo naturale le cose che hai voluto far succedere per forza. E non per me. Io ho smesso di chiedere quando sono morta.
CORSI E allora perché hai continuato a venire?
ANGELA Per te. Sperando di vivere prima o poi in te, dopo essere morta contro di te. A me solo questo dovevi, il pentimento; e ora me l'hai dato. Il resto... il giardino, l'amicizia, l'amore, l'uomo nuovo che vuoi diventare... li devi a te stesso.
CORSI Non sarai più mia nemica?
ANGELA Hai accettato la tua colpa, non ho più ragione di accusarti, di dirti che sei falso. Perché quelle cose che prima hai cercato come se fossero l'espiazione di una colpa che nemmeno volevi ammettere, ora le cercherai come gioia della vita.

Caspar David Friedrich, Donna all'alba
CORSI Ma non è troppo tardi?
ANGELA Troppo tardi per amare Claudia, questo sì. E forse anche per avere la stima di Manetti. Ma tu puoi ancora vivere, Tommaso. E non per forza alla fine trovi quello che ti eri imposto di cercare; magari trovi qualcos'altro, e ti piace lo stesso.
CORSI E cosa devo fare?
ANGELA Abbi pazienza. Si cambia davvero solo quando non ci se ne accorge.
CORSI Mi dispiace, Angela. Comunque vada, non smetterò mai di pensare a quello che ti ho fatto.
ANGELA Non ho più motivo di stare qui, ormai. Sii felice, Tommaso.
Si avvicina, gli prende la testa fra le mani e lo bacia sulla guancia. Poi sparisce.
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lunedì 10 ottobre 2011

All'amicizia- scena sedicesima

Manetti è seduto in casa al tavolo di cucina. Entra Claudia.
CLAUDIA (senza guardarlo in faccia) Mi spiace di averti fatto aspettare per la cena. Novità?
MANETTI Niente di particolare.
Claudia accende il fuoco, riempie d'acqua il paiolo, se ne versa un po' addosso, lo mette a bollire. Prende le patate dalla dispensa e comincia e tagliarle nervosamente.
CLAUDIA Hai fame?
MANETTI Dove sei stata?
CLAUDIA Dalla Francesca.
MANETTI Deve averti detto qualcosa di molto sconvolgente.
CLAUDIA Veramente no, perché?
MANETTI Claudia, cosa stai combinando?
CLAUDIA Eh scusami, ci avevo messo troppa acqua.
MANETTI Macché acqua! Il marchese chissà perché cambia idea e vuole dedicare il giardino all'amore; tu esci, torni tardi, non si sa dove vai...
CLAUDIA Te l'ho detto dove sono andata.
MANETTI E quando torni ti metti... sembra che tu le voglia ammazzare codeste patate.
CLAUDIA Ora non posso nemmeno tagliare le patate come mi pare?
MANETTI Claudia, mi dici come stanno le cose o no? Sennò te lo dico io. Ti diverti a farti sbavare dietro. Me cerchi di farmi ingelosire, col marchese ci giochi. Lo incontri, ci scherzi, lo fai sperare, lo attizzi, lo compiaci. Che vuol dire, Claudia? Dove vuoi arrivare?
CLAUDIA Fatti che supportino questo affascinante romanzo?
MANETTI Allora dimmi tu.
CLAUDIA Gli piaccio, lo sappiamo tutti e due. Ma so badare a me stessa.
MANETTI Cioè?
CLAUDIA Fra scambiarci due parole e infilarmi nel suo letto c'è una bella differenza.
MANETTI Cosa c'entra, Claudia? Ci fai soffrire tutti e due, come se fosse tutto un gioco, uno scherzo, come se nulla valesse nulla... Per cosa? Perché?
CLAUDIA Insomma, ci potresti scrivere un bel poema su questa storia! Peccato che tu abbia scelto l'architettura. Mi sembra che tu mi abbia conosciuta ora. Non mi diverto a far soffrire nessuno, cerco solo di essere civile.
MANETTI E come effetto della tua civiltà, il marchese fa cambiare la dedica del giardino e mi prende sempre più palesemente per il culo.
CLAUDIA Ma che ne so, se quello comincia a immaginarsi chissà che per i fatti suoi non è mica colpa mia.
MANETTI E quindi, insomma, sai tenere tutto sotto controllo. Sei prudente, sei matura, sai riconoscere il punto preciso in cui la civiltà diventa qualcos'altro, non ti sfuggirà mai la situazione di mano, non capiterà mai, neanche una volta, che il marchese si faccia un'illusione di troppo e magari gli venga in mente di realizzarla. Sei padrona degli eventi. I miei complimenti. (cambiando tono) Piangi?
Claudia continua a singhiozzare e a tagliare le patate.
MANETTI (facendola voltare bruscamente) Cos'è successo?
CLAUDIA E me la prendo con te, anche! E ti dico che hai torto! Scusami.
MANETTI Claudia, per favore spiegami sennò divento pazzo.
Claudia si mette a sedere al tavolo.
CLAUDIA Io pensavo di sapermela gestire! E' così gentile, è simpatico, dicevo, perché dovrei scappare da lui?
MANETTI (prendendole il mento con la mano) Ti piace?
CLAUDIA Ma che ne so? Non ho mai pensato di tradirti, comunque.
MANETTI Grazie, è una piacevole consolazione per il fatto che ami un altro!
CLAUDIA Ma chi t'ha detto che lo amo? E chi se ne importa, ormai, se mi piaceva o no!
MANETTI Ormai cosa?
CLAUDIA Ma non mi stare col fiato sul collo!
MANETTI Non cominciare a lamentarti ora di quello che faccio io!
CLAUDIA Io pensavo che... fosse incapace di fare del male, che se avesse preteso qualcosa di più... si vedrà, mi dicevo, me la sbrigherò in qualche modo.
MANETTI Sei scema. Credi che solo perché fa tutti quei discorsoni non abbia niente tra le gambe?
CLAUDIA Infatti...
MANETTI (prendendole con rabbia il viso tra le mani) Cosa ti ha fatto?
CLAUDIA Mi fai male.
MANETTI Cosa ti ha fatto?
CLAUDIA Sono scappata. Mi ha anche chiesto scusa, dopo.
MANETTI Beh, le buone maniere vanno sempre salvaguardate. Bene, domani vado a licenziarmi, questa volta per davvero. Ma anche tu, Claudia, te la sei cercata.
Va verso la porta.
CLAUDIA Giuseppe!
MANETTI Che c'è?
CLAUDIA Non voglio stare da sola.
MANETTI Non hai avuto paura ad andartene tutta sola dal marchese, direi che puoi stare un po' in cucina mentre io lavoro.
CLAUDIA Lavori a che, se ti vuoi licenziare?
Manetti la guarda, poi va da lei e la abbraccia.
MANETTI Mi dispiace, amore. A volte non capisco proprio nulla, eh?
CLAUDIA Mi disprezzi? Ti faccio schifo?
MANETTI Certo che no. Hai avuto paura?
CLAUDIA Tanta. Ma non avevo capito niente. Ero così convinta di saper capire la gente, e invece...
MANETTI Ma davvero ti piaceva?
CLAUDIA Non me lo ricordo più. Mi fa tanto schifo ora!
MANETTI Stai tranquilla. Non devi più aver paura di niente.
CLAUDIA Io amo te, Giuseppe. Ma sono stupida.
MANETTI Ma no, sciocchina.

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domenica 9 ottobre 2011

All'amicizia- scena quindicesima

Crepuscolo. Nel giardino la giornata di lavoro è finita; c'è solo il marchese, in piedi accanto all'esedra, in parte ancora da intonacare. Intorno ci sono pile di mattoni, strumenti da lavoro, lastre di pietra. Arriva Claudia. Il marchese le bacia la mano.
CORSI Pensavo che non sareste venuta.
CLAUDIA (stringendosi nello scialle) In effetti col freddo che fa... Per un motivo qualunque non sarei uscita di casa.
CORSI Potremmo andare nella limonaia se vostro marito l'avesse finita.
CLAUDIA Mi sembra che pretendiate un po' troppo da lui.
CORSI (ridendo) Beh, in effetti... Non gli conviene finirla, questo no.
CLAUDIA In generale... Forse lavorerebbe meglio se lo lasciaste un po' in pace.
CORSI Sospetta qualcosa, quindi?
CLAUDIA (sorridendo) Qualcosa di cosa?
CORSI Siete qui...
CLAUDIA Non per sentir criticare mio marito.
CORSI (le prende le mani e si sporge verso di lei) Avete ragione! Ma non posso non pensare che lui dorme abbracciato a voi, vi vede quando si sveglia, e può toccarvi quando vuole, parlarvi di quello che vuole, baciarvi quando vuole...
CLAUDIA (facendo un passo indietro) E quando lo voglio io.
CORSI Naturalmente.(continuando il suo discorso) Non riuscirei a non odiarlo, a non sentire il bisogno di parlarvene male, neanche se fosse un bravo architetto!
CLAUDIA Forse lo odiate perché lo è.

File:Giardino corsi annalena, panchina semicircolare.
JPG da wikipedia utente: Sailko

CORSI E perché dovrei? Ho... (abbassa la voce) abbiamo tutto l'interesse che costruisca un bel giardino. Semmai odio il fatto che lo consideriate bravo.
CLAUDIA Perché? La stima non è un fatto esclusivo.
CORSI Ma l'amore sì.
CLAUDIA Volevate parlarmi di qualcosa?
CORSI Di niente in particolare, mia cara. Solo permettervi di mantenere la promessa che mi avete fatto l'ultima volta che ci siamo visti.
CLAUDIA E non è stato mica tanto facile, sapete! Mi ci è voluto un po' a capire dov'era l'esedra con tutti questi vialetti che si attorcigliano.
CORSI Questo è un altro effetto delle idee dell'architetto.
CLAUDIA Già, voi volevate il viale, me l'aveva detto... E invece vi ha fatto un giardino dove ci si potesse smarrire.
CORSI E devo dire che ci sono dei lati positivi imprevisti... ad esempio, quando ci perdiamo gli altri non possono ritrovarci.
CLAUDIA Neanche se hanno progettato il labirinto?
CORSI Quello che si fa spesso ci sfugge di mano.
CLAUDIA La panca però è rimasta, come volevate voi.
CORSI Certo. Ci si stanca di più a smarrirsi che a seguire la via prefissata.
CLAUDIA Ma all'inizio non lo sapevate. Perché gliel'avete chiesta?
CORSI Perché due persone potessero sedercisi.
CLAUDIA Due amici.
CORSI Così pensavo quando illustrai la mia idea a vostro marito. In un'altra vita, ormai. E dicendo tutto questo continuo a farvi stare in piedi! Scusatemi.
Le fa cenno di sedersi.
CLAUDIA Sarà marmata, quella panca di pietra.
CORSI (afferrandola) Claudia! Non mi avete fatto languire abbastanza? Basta con le parole inutili!
CLAUDIA (cercando di scostare il viso; poi rinuncia e si lascia baciare sul collo) Ma fa freddo, eccellenza! Non si può nemmeno andare nella limonaia!
CORSI Non vi riscalda abbastanza questo corpo?
CLAUDIA Sono già stata fuori troppo, per stasera.
CORSI (spingendola contro l'esedra) Vostro marito è passato dallo scultore, me l'ha detto prima.
CLAUDIA Non è asciutta la calce, fate crollare tutto!
CORSI Smettila di parlare come la moglie di un architetto!
CLAUDIA Signor marchese, abbiate pazienza. Lasciatemi andare.
CORSI Perché?
CLAUDIA (per la prima volta veramente spaventata) Lasciatemi andare!
CORSI (con rabbia, sollevandole la gonna) No cara, per una volta fai quello che dico io.
Claudia cerca di liberarsi con uno strattone. Il marchese le tira uno schiaffo, allentando la presa. Claudia ne approfitta e riesce a divincolarsi.
CORSI Claudia! Non vi avrei fatta venire se avessi saputo che dentro di me c'era ancora questa bestia!
CLAUDIA Ma che bestia e bestia? Accidenti a quando sono venuta! E pensavo che foste un'anima nobile, cretina che sono!
CORSI Potrete mai perdonarmi?
CLAUDIA Statemi lontano! Ci credo che vostra moglie vi odiava! Ci credo che è morta!
Corre via.

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venerdì 7 ottobre 2011

All'amicizia- scena quattordicesima

Le siepi e gli alberi sono già stati piantati; è iniziata la costruzione della limonaia. Davanti a quest'ultima sono in piedi il marchese e Manetti.
MANETTI Tutte le sculture saranno collocate alla fine, altrimenti rischiano di danneggiarsi durante i lavori. Di Muse comunque mi dicono che ne mancano solo due...
CORSI Sarebbe gentile lasciarmele vedere, prima che mi ritrovi con nove statue di contadine ricoperte di pepli.
MANETTI Come vuole, eccellenza. Dirò allo scultore di aspettarla... un giorno che le va bene...
CORSI Ma... il ripostiglio per gli attrezzi su via dei Serragli?
MANETTI Quello su cui vuole scrivere all'amicizia? Stiamo per cominciare...
CORSI Non più all'amicizia, Manetti. Volevo appunto chiedervi di cambiare la dedica.

Giardino corsi annalena, serra.JPG da Wikipedia
utente: Sailko

MANETTI Cioè?
CORSI All'amore.
MANETTI Ah. Va bene. Sempre... in generale?
CORSI Non vi riguarda.

MANETTI Non volevo farmi i fatti suoi, eccellenza. Chiedevo se vuole far scrivere qualcos'altro dopo all'amore.
CORSI Vi ho detto altro?
MANETTI No.
CORSI E allora non voglio far scrivere altro.
MANETTI Ma il giardino... Rimane com'è? O vuole cambiare qualcosa?
CORSI La frase rimane com'è presupporrebbe che ora fosse, mentre a giudicare dallo spettacolo che mi circonda sembra trovarsi in una fase tra l'essere e il non essere decisamente tendente verso il non essere...
MANETTI Il progetto del giardino rimane com'è?
CORSI Sì.
MANETTI Intendo... all'amicizia, all'amore... uguale?
CORSI Vi dispiace esprimervi con frasi degne di questo nome?
MANETTI Mi scusi. Sono perplesso, suppongo.
CORSI Per cosa?
MANETTI Per cose che non mi riguardano. Spero.
CORSI Sperate?
MANETTI Beh, se... decidesse di cambiare qualcosa mi riguarderebbero... ma visto che ha detto di voler lasciare il progetto di partenza...
CORSI Non avete ragione di essere perplesso. Mi sembrate un po' fra il sonno, più che altro.
MANETTI In effetti dormo poco.
CORSI Perché?
MANETTI Questo, eccellenza, riguarda me!(agli operai) Non tirate via con quella calce! Ora vengo.

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giovedì 6 ottobre 2011

All'amicizia- scena tredicesima

Studio del marchese. Il marchese è seduto in poltrona; Angela in piedi guarda per terra.
CORSI Cos'hai da dire ora, mia dolce moglie? Sono veramente un uomo impossibile da amare? O forse sei tu che non hai avuto voglia di capirmi?
ANGELA (a voce bassa, più stanca che arrabbiata, continuando a guarda per terra) Offrirmi in sacrificio pur di ottenere una parolina di comprensione. Non solo è un gesto vigliacco, ma anche disperato, se mi consenti.
CORSI C'era ben più della comprensione in quello sguardo. Non puoi negarlo.
ANGELA Hai un bel dire che devo uscire dalla tua vita; poi però quando ti fa comodo non ti pare il vero di tirarmi in ballo.
CORSI Tanto dolore deve pur uscire da qualche parte, qualche volta! Comunque, è inutile che tu cerchi argomenti astrusi, Angela. Claudia mi ama; l'architetto, con tutte le arie che si dà, si è fatto scappare dalle mani senza neanche accorgersene l'unica cosa buona che aveva. La sua scempiaggine merita di essere celebrata e fissata per l'eternità.
ANGELA Cosa gli vuoi fare, poveraccio?
CORSI Gli ordinerò di cambiare la dedica del giardino. Non più all'amicizia, ma all'amore.
ANGELA E quindi?
CORSI E quindi, gli farò costruire un giardino consacrato alle sue corna, se mi perdoni il linguaggio trito. Sarà il teatro del nostro amore, una volta finito.
ANGELA E secondo te non si accorge di nulla.
CORSI E' troppo forte la sua sciocca presunzione che la moglie non possa desiderare niente di meglio che lui.
ANGELA Vabbe', credi quello che ti pare.
CORSI (alzandosi) Angela, dillo, forza, sii sincera. Pretendi di essere razionale, ma in realtà trabocchi di rancore.(girandole intorno) Dillo che l'avresti voluto per te il giardino, consacrato all'amore per te.
ANGELA Non invidio niente. Tempo sei mesi, quando ormai amare ti costerà troppa fatica, accanto al bosso crescerà l'insalata e le Muse cominceranno perdere le braccia.
CORSI (cercando di bloccarla; ma Angela si sottrae) Amare non è mai una fatica.
ANGELA Ti passerà l'entusiasmo per la novità, e correrai a rifugiarti tra i tuoi libri.
CORSI Io non sono incostante come tu sei stata.
ANGELA Ma io almeno ci ho provato! Io credevo davvero che potessimo amarci, che bastasse un po' di pazienza, un po' di dolcezza...
CORSI E l'hai dimostrata cercando di sconvolgere la mia vita!
ANGELA Per poco! Prima di annegare nell'ombra delle stanza morte. Ma che cos'ho fatto di male per farti così schifo? Che cos'ha questa Claudia per farti cambiare da così a così?
CORSI Lo ammetti alla fine?
ANGELA Cosa?
CORSI Che sono cambiato! E' inutile che tu continui a recriminare, non ti devo più niente. (questa volta riesce ad afferrarla, la tiene stretta per la vita) Prova a umiliarmi, ora. Qui ci sono i fatti, tu sei solo un fantasma.
ANGELA (perdendo il controllo, mentre cerca inutilmente di liberarsi dalla stretta sempre più forte) Non è vero! Io sono tua moglie!
CORSI Non hai saputo esserlo.
ANGELA Io sono sempre stata sincera. Claudia ti sta prendendo per il culo!
CORSI Come fai a dirlo?
ANGELA Lo so.
CORSI Sei ridicola.
ANGELA E tu come fai a dire che sono morta di febbre?
Corsi la prende a ceffoni e la sbatte contro il muro.
ANGELA Questo toccherà anche a lei, quando la butterai via!
Corsi la butta a terra e la pesta.

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martedì 4 ottobre 2011

All'amicizia- scena dodicesima

Sempre lo stesso vicolo della volta precedente. Il marchese vede Claudia camminare davanti a sé, la chiama.
CORSI Signora!
Claudia si gira.
CLAUDIA (inchinandosi) Eccellenza.
Osserva perplessa il marchese avvicinarsi.
CLAUDIA Le sono molto grata di aver richiamato mio marito.
CORSI Lui non sembra esserlo, a dire il vero. Ma l'importante per me è che ne siate contenta voi.
CLAUDIA Si sbaglia. Giuseppe ci teneva a finire il giardino, in realtà.
CORSI Se fosse così avrebbe dovuto farsi avanti lui. Farlo per voi, almeno.
CLAUDIA E' anche orgoglioso.
CORSI E questo vi piace?
CLAUDIA Beh, dipende dalle conseguenze.
CORSI Devo dedurne che in questo caso le conseguenze non vi facevano piacere.
CLAUDIA (sorridendo) Decisamente no.
CORSI (emozionato, perdendo la prudenza) E quindi... siete stata voi a convincerlo... a tornare?
CLAUDIA (alza le spalle con finta esitazione compiaciuta) Ne abbiamo parlato.
CORSI Cosa gli avete detto?
CLAUDIA Che il marchese è un uomo onesto e di certo lo riassume perché ha fiducia nelle sue capacità, non perché vuole legarci a lui con una concessione.
CORSI Non vorrei offendervi, ma le capacità di vostro marito mi sembrano mediocri.
CLAUDIA E quindi? Se l'è ripreso per pietà?
CORSI Pietà... Sì, forse pietà per chi è tanto cieco da non apprezzare... da non coltivare i doni che ha ricevuto dalla vita.
CLAUDIA I doni, cioè la vostra commissione.
CORSI Siete troppo sveglia per giocare alla stupida in modo convincente, signora.
CLAUDIA Non mi ha ricevuta, mi ha scelta.
CORSI Anche poter scegliere è un dono non scontato.
CLAUDIA Non capisco.
CORSI Non sono stato felice con mia moglie.
CLAUDIA Ho visto che non ne parlate volentieri.
CORSI Arida, viziata, piena di pretese. Avrei dato via il titolo e il patrimonio pur di poter scegliere la donna che mi sarebbe stata accanto.

Magritte, Il bacio bendato

CLAUDIA (sorridendo) E un momento dopo l'avreste rivoluto indietro. Siamo sempre più disgraziati degli altri.
CORSI Mi ha disprezzato fin dal primo momento. Perché curavo l'anima invece delle miserie mondane. Per cinque anni, completamente refrattaria a ogni mio tentativo di aprire un varco tra me e lei, mia nemica per forza, sempre e comunque.
CLAUDIA (avvicinandosi) Ma perché? Non siete riusciti nemmeno a essere amici?
CORSI Perché non la lasciavo inseguire... Cosa poi? I suoi sogni libidinosi.
CLAUDIA Quindi per andare d'accordo con lei... Avreste dovuto lasciare che vi tradisse?
CORSI (prendendole le mani) Non sapete, Claudia, quante volte in quegli anni ho desiderato una donna come voi... Non dico di possederla, mi sarebbe bastato che mi guardasse, mi sarebbe bastato sapere che ne esisteva una! Che il mondo non era solo Angela!
CLAUDIA E non lo è, infatti! E' pieno di gente capace di voler bene! E io non sono certo la prima.
CORSI Lo siete, per me.
CLAUDIA Cos'è successo a vostra moglie?
CORSI Febbre.
CLAUDIA Mi spiace che abbiate sofferto così tanto.
CORSI Quindi non vi dispiacerà rendermi felice?
CLAUDIA Per quello che è in mio potere.
CORSI E' tutto in vostro potere. Dipende tutto da voi!
Claudia abbassa gli occhi e sorride; il marchese cerca il suo sguardo.
CLAUDIA Anche la mia casa dipende da me, purtroppo! Ho lasciato tutto in disordine. Non credete che non voglia restare, ma...
CORSI State tranquilla, non voglio darvi problemi con vostro marito. Ma vi rivedrò presto, vero?
CLAUDIA Sì.
Il marchese le bacia la mano; Claudia se ne va.

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lunedì 3 ottobre 2011

All'amicizia- scena undicesima

Il marchese seduto nel suo studio sta guardando il progetto di Manetti. Angela gli compare davanti.
ANGELA (scandendo le parole) E' un'idea da coglioni.
Il marchese sussulta, la guarda, poi torna al progetto fingendo di ignorarla.
ANGELA Sì, quell'operaio ha proprio reso il concetto. Ma non solo la collinetta, tutto il giardino. Un contenitore senza contenuto. Sei sicuro di volerlo ancora? Non sarà troppo triste anche per te un giardino bellissimo costruito per nessuno?
CORSI So perché parli così. Ti fa rabbia che non l'abbia costruito quando c'eri, per te.
ANGELA Non mi fa gola un giardino vuoto. Hai una bella faccia tosta a volerti vedere ancora come uno che vuol bene alla gente! Non sei riuscito a costruire un rapporto degno di questo nome nemmeno con l'unica persona con cui hai avuto a che fare.
CORSI A prescindere dal fatto che è il marito della donna che amo...
ANGELA E allora? Vuol dire che avete qualcosa in comune, è già un passo avanti!
CORSI A prescindere da questo, io ci avevo provato!
Angela scoppia a ridere.
ANGELA Rincitrullendolo con i tuoi discorsi assurdi?
CORSI Non è colpa mia se è ottuso. Troppo ottuso per me, e per quella donna che non merita.
ANGELA Sì, in effetti è così ottuso che ha tirato un uomo fuori dalla frana mentre tu te ne stavi a guardare!
CORSI Era il minimo! E' colpa sua se il terreno ha ceduto.
ANGELA Oh, su questa cosa ti ci sei proprio impuntato, eh! Ma come siamo suscettibili quando si tratta di stabilire chi è col...
Il marchese cerca di tirarle un ceffone, ma colpisce l'aria.
CORSI Io non sono colpevole di nulla! Vedi di ficcartelo nella testa!
ANGELA Che poi è la tua. Vabbe', se hai la coscienza pulita perché gli hai chiesto di tornare anziché cercarti un altro architetto?
CORSI L'ho fatto per Claudia.
ANGELA Che era d'accordo con suo marito quando si è licenziato.
CORSI Solo per non farlo insospettire. Sono sicuro che l'ha convinto lei ad accettare la mia proposta.
ANGELA Tommaso, perché vuoi rovinare anche la loro vita? Sono felici.
CORSI Una donna del genere non può essere felice con un marito così volgarmente prosaico.
ANGELA Magari sì. A me non sarebbe dispiaciuto, un marito simpatico con i piedi per terra.
CORSI So di non essere stato adeguato ai tuoi desideri, Angela. Come tu non lo eri ai miei. Non c'è bisogno di ripeterlo in continuazione.
ANGELA Tommaso, lei lo ama. E tu lo sai.
CORSI Lo ha amato finché non ha conosciuto niente di meglio. Ma ora ha bisogno di qualcuno che le faccia conoscere lo slancio dell'idea e della poesia, che la faccia volare sopra le bassezze di questo mondo. Manetti non è capace di nutrire la sua anima nobile.
ANGELA Sì, però anche gli slanci dei lombi non sono da buttare via. Oddio, io parlo per sentito dire, chiariamolo.
CORSI Ora basta!
ANGELA (girando per la stanza con aria indifferente) Già, io come tutte le fanciulle sentimentali mi aspettavo... non so neanche cosa... i racconti di mia sorella... Beh, chiaramente non mi avevi scelta tu, però potevi provarci. Almeno un pochino, almeno all'inizio. Avrei avuto qualcosa di carino da ricordare.
CORSI (in tono secco, prendendola per il polso) Io ho adempiuto ai miei obblighi -a differenza di te, che non mi hai neanche dato un erede. Ora lasciami soddisfare i miei desideri.
ANGELA (liberandosi grazie alla sua inconsistenza, con risentimento) Claudia non ti ama. Te la dovrai prendere con la forza, col ricatto.
CORSI Non ce ne sarà bisogno. (la afferra per un braccio e la tiene ferma) La prenderò con la dolcezza, con le attenzioni, con la stima, e con l'ardore. Perché lei me lo permetterà.
Angela prova a divincolarsi ma non ci riesce, come se avesse un corpo.
ANGELA No! Tu non ne sei capace, e lei lo sa.
CORSI Le piace parlare con me.
ANGELA Perché sta giocando! Figuriamoci se le piaci davvero!
Riesce a staccarsi e ride; ma è una risata forzata, poco credibile. Sparisce.
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domenica 2 ottobre 2011

All'amicizia- scena decima


Casa di Manetti. Claudia versa la minestra nei piatti; mangiano in silenzio.
CLAUDIA Che hai?
MANETTI Poteva morire.
CLAUDIA Ancora? Non è colpa tua. Tu gliel'avrai detto mille volte, è il marchese che l'ha voluta costruire a tutti i costi.
MANETTI Che c'entra, Claudia? Lui non è mica tenuto a sapere cos'è sicuro e cosa no. L'architetto sono io, mi dovevo imporre. Alla fine non ne potevo più di discutere, gli ho detto di sì.
CLAUDIA E per punirti di essere stato servile quando dovevi importi hai deciso di essere orgoglioso quando un po' di accondiscendenza non ci stava male.
MANETTI Non ero servile, ero sfinito. Ma non dovevo far pagare il mio sfinimento ad Arturo.
CLAUDIA Non cambiare discorso. Porca miseria, Giuseppe, non c'è nulla di più importante ora che pesare le colpe con il bilancino? Hai perso il lavoro mi sembra, o no?
MANETTI (lasciando cadere il cucchiaio) Primo, sei tu che stai cambiando discorso. Secondo, non ho perso il lavoro ma l'ho lasciato. Terzo, tu eri d'accordo, ci hai proprio tenuto a dirlo esplicitamente. O no?
CLAUDIA Che c'entra, dopo che hai detto mia moglie non ha bisogno della vostra carità che dovevo fare, dirti di rimanere? A quel punto tanto valeva alzarmi la sottana e lasciargli fare il suo comodo.

Giuseppe Maria Crespi, Sguattera

MANETTI Ma sei tu che hai preteso di essere consultata! Pensavo che tu volessi dire il tuo parere, non fare un giochino di retorica!
CLAUDIA Non mi dire che avresti cambiato idea se te l'avessi chiesto.
MANETTI L'avrei fatto. (pausa) Però ti avrei disprezzata.
CLAUDIA E mi disprezzi ora se ti chiedo di tornare?
MANETTI Ma che bisogno c'è, Claudia? Troverò un altro lavoro.
CLAUDIA Tra quanto tempo?
MANETTI Qualche soldo da parte ce l'abbiamo, e alla fine siamo solo noi due.
CLAUDIA E ti sembra poco?
MANETTI Senti Claudia, lo so che non siamo messi bene e non posso fare lo schizzinoso. Io me lo volevo tenere, quel giardino. Ma non a qualunque condizione.
CLAUDIA Guarda che il marchese secondo me non l'aveva messa in quei termini. Ha tutto quel suo codice morale, non mi sembra tipo da ricattare una donna.
MANETTI A me sì. Ma non è solo questo, abbiamo due modi di vedere troppo diversi. Al giardino mi ci ero anche appassionato. Recuperare un luogo abbandonato da due secoli, far germogliare la vita da un cumulo di terra e mattoni... Ma non posso lavorare bene se litigo in continuazione con il committente.
CLAUDIA E' chiaro che litigate, se tutti e due partite prevenuti.
MANETTI E' un uomo che vive completamente nel suo mondo. E poi c'è qualcosa che non mi torna in tutta questa storia. Perché vuole un giardino dedicato all'amicizia? Per quanto ho visto io, non è capace di trattare con la gente. E non l'ho sentito mai, mai fare un accenno non dico a un amico, ma a qualcuno con cui abbia un minimo di... a qualcuno, in generale!
CLAUDIA (ridendo) Ti stai convincendo che sia un massone con l'obbligo di nascondere l'identità dei fratelli? No, avevi ragione, non c'entra nulla. Mi dà l'idea di uno che è stato tutta la vita in cielo a volare, e quando scende cammina male, barcolla. Ma non puoi avercela con lui perché è sceso.
MANETTI Sì, basta che barcollando non si appoggi per sbaglio alle tette di mia moglie!
CLAUDIA Ma ti fidi di me o no?
MANETTI Beh, dipende da te.
CLAUDIA Anche da te. Sai com'è, un marito che non mi ascolta e fa sempre di testa sua potrebbe irritarmi abbastanza da tradirlo.
MANETTI Non girare sempre le cose come ti torna comodo! Ti ascolto sempre, lo sai. Per una volta, una, che voglio...
CLAUDIA E' qualcosa che riguarda tutti e due, non credi?
MANETTI Va bene. Insomma, domani andrò da lui, gli bacerò i piedi e implorerò il suo perdono. Perché è questo che mi stai chiedendo, spero che tu lo sappia.
CLAUDIA Non credo che ce ne sia bisogno. Sarà lui a pentirsi e chiederti di tornare.
MANETTI Come no? Ce lo vedo proprio!
CLAUDIA Le persone sole tendono a rimuginare molto su quello che hanno fatto, e spesso si convincono di aver sbagliato.
MANETTI Sarà anche una persona sola, me è il marchese. Io sono l'architetto.
CLAUDIA Se non ti richiama lui non ti chiederò di umiliarti.
MANETTI In altre parole, se non gli interessi abbastanza da chiedere scusa all'architetto pur di poterti rivedere non c'è bisogno di perder tempo dietro a lui. E' così?
CLAUDIA (scattando in piedi seccata) Perché dici così?
MANETTI Perché è così che facevi con me.
CLAUDIA Bene, io vado a letto. Fai un po' come ti pare. Non ti devi mica consultare con una puttana come me, ci mancherebbe altro.
Va verso la porta.
MANETTI (andandole dietro) Claudia, sono un imbecille. Non so perché l'ho detto.
CLAUDIA Forse perché lo pensi?
MANETTI (cercando di abbracciarla) No, te lo giuro! Scusami.
CLAUDIA Insomma, non solo sono una troia ma ti uso anche come strumento per i miei porci comodi. A questo punto ci manca solo che ti avveleni e siamo a posto.
MANETTI E' che questa storia mi fa impazzire.
CLAUDIA Ti farebbe impazzire di meno se non te la fossi complicata da te.
MANETTI Comincio a vedere cose che non ci sono.
CLAUDIA Questo è un bel problema per un architetto.
MANETTI Ma è normale per un uomo innamorato.
CLAUDIA Questa è una battuta scadente.
MANETTI Prenditela con chi sta scrivendo questo schifo di commedia. Starebbe meglio in bocca al marchese o sbaglio?
CLAUDIA Dovrei saperlo?
MANETTI Non lo sto chiedendo a te, ma a quella disgraziata che se continua a dondolarsi fra un po' casca dalla sedia. Anche perché la sedia poggia sul tappeto e potrebbe sgusciare.
CLAUDIA Senti architetto, ma non mi stavi chiedendo scusa?
MANETTI Hai ragione, se quella lì si rompe la spina dorsale e non può continuare la storia ce l'avrai con me per l'eternità. Quindi sbrighiamoci a fare pace.
CLAUDIA Chi ti dice che se la storia va avanti ti perdonerò?
MANETTI Cosa devo fare per dimostrarti che ti stimo?
CLAUDIA (togliendosi di dosso le mani del marito) Non credere che basti fare l'amore tutta la notte per ammorbidirmi, ad esempio.
MANETTI (mettendole di nuovo le mani addosso) Certo che no!
CLAUDIA (divincolandosi) Dai, vai a letto e lasciami rimettere a posto.
MANETTI Non posso stare qui a guardarti?
CLAUDIA No. Vai a meditare sulle tue colpe.
MANETTI Medito meglio guardando l'umiliata.
Si siede. Claudia ogni tanto si gira e le scappa da ridere.

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