martedì 24 aprile 2012

Il folle (ovvero, una precisazione non richiesta)

Da un po' di tempo in questo blog si parla solo di filosofi. So che i suoi scarsi frequentatori bramano post ambientati in pizzicheria, e in questo modo sto rischiando di perdere pure loro. Ma ho bisogno di mettere qualcosa in chiaro sulla commedia. La situazione è già di per sé abbastanza strana, perchè lo scopo di questo post è rispondere a un'obiezione che nessuno mi ha fatto. Potrei dire che la sto prevenendo, ma anche questa definizione è fin troppo lusinghiera, perché pochissime persone hanno letto la commedia, e pochissime di queste stanno anche leggendo quanto scrivo ora; e anche costoro hanno di certo cose migliori da fare che muovermi obiezioni. Per cui questo post serve soprattutto a me, per affrontare un fatto inquietante che si è verificato.
Ora, verso la fine della commedia su Kant c'è un pazzo che parla in piedi sulla cattedra di un'aula universitaria. A un certo punto dice: Forse Dio esisteva ma è morto. Si dà il caso che anche un altro pazzo, molti anni dopo Hans e molti prima della commedia, abbia detto la stessa cosa.
Beh, non lo sapevo. Il folle della commedia non è il bisnonno di Nietzsche, ho letto il brano della Gaia scienza solo una settimana fa e mi è pure preso un colpo; il discorso di Hans, poi, verte su altro, e la frase doveva servire solo, come quelle che la precedono e che la seguono, a creare un'atmosfera straniata rispetto ai procedimenti logici ordinari. Lo sproloquio non è una rivelazione, e probabilmente non l'avrei nemmeno inserito se non avessi avuto bisogno di un espediente per convincere Kant a darsi una mossa.
Insomma, non volevo rompere le scatole con inquietudini moderne a un uomo che ha provato, quando ancora era possibile, a rifondare le basi di un sapere e di una morale stabili (questo lo fa Teresa, non io). Forse anziché scrivere questo post avrei fatto prima a eliminare la frase. Sarebbe stata un'occasione per togliere anche le battute che non fanno ridere. Ma non so come si fa (credo che dovrei rimuovere tutta la commedia, modificare il file sul mio computer e poi caricarlo di nuovo, e la cosa mi fa un po' fatica).
Bene, dichiarata la mia innocenza forse vale la pena di riflettere un po' su questo fatto. Infatti, anche se non pensavo a Nietzsche quando ho scritto quella scena, non me la sento nemmeno di dire che è stata solo una coincidenza. Nietzsche, nel bene e nel male, ci ha consegnato la realtà in cui viviamo, e non è necessario averlo letto per esserne influenzati. E' incredibile quanto abbia permeato non solo la filosofia, ma anche il senso comune (anche se forse sarebbe più giusto dire che sono state le trasformazioni sociali e culturali in atto a influenzare lui). Siamo una società fedele alla terra, anche se non abbiamo bisogno di dirlo con toni così enfatici e iconoclastici (d'altra parte non è rimasto più nulla da distruggere).
In realtà Nietzsche, tutto preso dalla sua foga di distruggere ogni cosa, si è reso lui stesso vulnerabile. Con le sue affermazioni a effetto, poco argomentate e per paradosso quasi dogmatiche, si è innalzato tanto da fermarsi appena un passo prima del ridicolo. E in effetti sarebbe davvero facile ridere di lui se avessimo un'alternativa al suo pensiero, se non sentissimo che in qualcosa ha ragione. Certo, in un secolo e mezzo la stessa mentalità comune che ha accolto Nietzsche l'ha anche corretto: morto Dio, gli uomini restano uomini. Tutti. Ed essere liberi non vuol dire che tutto è permesso. Ma di certo ci siamo abituati a vivere senza punti di riferimento assoluti (nel migliore dei casi) oppure abbiamo sostituito ad essi quelli legati alla nostra individualità. La fantomatica umanità liberata di Nietzsche forse non è peggiore di quelle che l'hanno preceduta (se si eccettuano le degenerazioni di cui il filosofo è stato responsabile fino a un certo punto); ma non è neanche migliore. Di certo ora come ora non potremmo proporre altro; ma sarebbe bello, un giorno, poter ridere anche di Nietzsche.

P.S. Comunque, per quanto riguarda la morte di Dio, un mio amico sostiene che Dio si è suicidato quando ha visto cos'aveva creato.

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