domenica 1 aprile 2012

Mai fidarsi di Hegel

Dare fiducia a Hegel e alla sua capacità di dire qualcosa di apprezzabile non si sta rivelando una buona idea. Chi nella storia ci ha provato è stato insultato a suon di vacche nere, quindi avrei dovuto saperlo; ma andiamo con ordine.
Ora, come argomento della mia tesina ho scelto il riso, inteso come strumento della libertà di pensiero e dell'onestà intellettuale contro i dogmi, i fanatismi e i fantasmi della nostra mente. Forse via via che la cosa prende forma ne parlerò più diffusamente; per ora mi interessa Hegel.
Di solito quando parlo di quest'idea alla gente ottengo battute infelici del tipo: "Ma fai la tesina su un cereale?" (almeno siamo in tema, se il titolo è già di per sé un motto di spirito). Invece l'ultima persona con cui mi sono confrontata mi ha risparmiato il facile umorismo e mi ha consigliato di prendere in considerezione anche Hegel. A sentire lui, per Hegel il riso conclude un'epoca: le commedie di Aristofane chiudono la Grecia classica, Sterne e Rossini chiudono gli ultimi strascichi dell'era feudale.
L'idea in realtà non è troppo convincente: mi sembra piuttosto che il riso accompagni un'epoca in tutte le sue fasi, provvedendo costantemente a giudicarla e correggerla, come d'altra parte dovrebbe fare la stessa filosofia (ma questo Hegel, si sa, non poteva accettarlo). Al di là della sua validità, però, mi è sembrata una tesi molto suggestiva, e anche sorprendente rispetto all'idea che normalmente ci si fa del pensiero di Hegel:  se fosse vero, il riso sarebbe importante quanto la filosofia, se non di più: dopo che un'epoca si è compiuta, ha preso coscienza di se stessa, è stata spiegata e compagnia bella, il riso sarebbe qualcosa che fa piazza pulita perché si possa ricominciare da capo.
Tutta contenta, mi sono messa al computer e ho pazientemente tentato di rintracciare il brano, cercando la giusta combinazione delle parole chiave. Niente. Internet, che dà un riscontro e una legittimazione anche a quello che non esiste, non accoglie l'idea che Hegel potesse dare importanza al riso. In qualunque modo io selezioni e combini le parole Hegel comicità fine epoca Rossini Aristofane, non trovo quello che cerco.
Pare anzi che le opinioni di Hegel sul riso non si discostino troppo da quello che, prima di ricevere l'illuminante quanto vaga indicazione, mi sarei aspettata da una meretrice della filosofia come lui: la comicità è qualcosa di frivolo, inessenziale, nonché disprezzabile perché si prende gioco di ciò che è buono e nobile (il succo è questo). Come una visione del genere possa conciliarsi con il riso che chiude un'epoca, va oltre le mie capacità di comprensione.
Per cui le possibilità sono due: o la persona con cui ho parlato ha sbagliato filosofo; oppure le reali opinioni di Hegel sulla comicità sono un segreto non divulgabile e gelosamente custodito, e il delatore che me le ha svelate sarà indotto a butarsi giù da una torre.
In attesa di trovare la risposta, mi chiedo se questo sia il primo caso in cui le infinite voci variamente attendibili che popolano la rete si trovano concordi nello smentire un'informazione proveniente dall'esterno (quando di solito accade il contrario), oppure l'ennesima dimostrazione di come a quelle infinite voci sfugga sempre l'essenziale.
Certo è che per arrivare all'informazione che mi interessa questa volta mi devo rivolgere ad altri mezzi.

1 commento:

  1. Aveva ragione la persona con cui hai parlato.
    L'essenziale è invisibile agli occhi dei più.

    RispondiElimina