domenica 12 febbraio 2012

Poeti laureati e poeti ragionieri

Otto e cinque, silenzio, sonno, odore di caffè. Risuona un commento sulla formazione di Montale, intriso di affettuoso paternalismo:
"Avete letto le pagine per oggi? Mah. Aveva fatto ragioneria. Poi studiava canto... Secondo me era un cucciolo. Magari era castrato."
Sorvoliamo sull'affettuoso paternalismo (non era lo studentello che parlava del premio Nobel, era il classicista che parlava del ragioniere). Ora, se fossi una di quelle menti perverse che progettano le domande di logica dei test psicoattitudinali, prenderei questa frase e sotto ci scriverei:

La frase ci informa che:
A. Chi ha studiato ragioneria non può diventare poeta.
B. Chi studia canto suscita tenerezza.
C. Se un poeta sa anche cantare bene è perché si è fatto castrare.
D. Un ragioniere per poter studiare canto deve suscitare tenerezza.
E. Essere ragioniere, studiare canto e scrivere poesie rivelano candore e semplicità d'animo.
F. Un ragioniere può diventare poeta solo se si fa castrare.

P.S. Magari la prossima volta che parlo di Montale cerco di parlare di Montale, eh?

1 commento:

  1. Essere poeta non implica necessariamente aver fatto il classico e poi lettere. Dipende; anzi, di solito chi ha fatto il classico e poi lo scientifico sono proprio quelli che non faranno mai niente nella letteratura, arrivano a studiare solo quello che " i non laureati" veri poeti scrivono. Sicchè l'unica cosa che possono fare e insegnare. Ovviamente dipende...

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