lunedì 23 gennaio 2012

Veemente dio per automobilisti frustrati

Veemente dio d’una razza d’acciaio,
Automobile ebbra di spazio,
che scalpiti e fremi d’angoscia
rodendo il morso con striduli denti…
Formidabile mostro giapponese,
dagli occhi di fucina,
nutrito di fiamma
e d’oli minerali,
avido d’orizzonti, di prede siderali…
Io scateno il tuo cuore che tonfa diabolicamente,
scateno i tuoi giganteschi pneumatici,
per la danza che tu sai danzare
via per le bianche strade di tutto il mondo!…
Sappiate che quest'uomo non aveva capito un accidente delle automobili. A dire il vero non aveva capito un accidente della vita in generale (o più probabilmente si rifiutava di farlo), ma questo è un altro discorso. Non so se Marinetti abbia mai sostenuto un esame di guida (chissà come funzionavano le cose all'epoca). Il mio esaminatore, solo per aver scritto una poesia del genere, lo avrebbe bocciato senza neanche farlo salire in macchina. Chiaramente a quel punto Marinetti lo avrebbe accusato di essere un flaccido e mediocre piccoloborghese moralista, pacifista, femminista e attaccato alla sintassi latina; ma fatto sta che sarebbe stato bocciato.
Dopo quattro mesi di scuola guida, mi sembra comico che qualcuno possa definire l'automobile ebbra di spazio e avida di orizzonti. Io la associo alla frizione da lasciare al momento giusto, alle frecce, all'obbligo di dare precedenza, alla sacralità dei pedoni sulle strisce, alle linee continue invalicabili, al calcolo dei centimetri per entrare nei parcheggi. A una serie di regole che ho dovuto imparare per la sicurezza mia e altrui. Inoltre, finora non ho amato per niente l'automobile. Ho passato questi mesi a sperare che inventassero il teletrasporto. Per me la macchina è un dio solo nel senso che è in gran parte inconoscibile. Per il resto, la vedo come un affare noioso cui mi tocca sottomettermi per muovermi dal mio eremo tra i boschi senza dipendere da qualcun altro.
Insomma, lo so che siamo davanti un iconoclasta di inizio Novecento comprensibilmente esaltato di fronte alla novità. Ma neanche contestualizzando riesco a non ridere (mi faceva ridere anche prima di iniziare a guidare, in realtà; ma ora molto di più).
A quanto pare, però, c'è qualcuno che la prende molto sul serio. Ora che conosci tutte le regole, dimenticale. Osare diventa la regola. Ecco chi è il padre nobile (?) degli spot per automobilisti frustrati.
Comunque, alla fine siamo arrivati in fondo. L'esaminatore non era molto convinto ma me l'ha data, l'importante è questo. Non ho mai amato così tanto la mia orribile fototessera. E' mia, e nessuno me la toglierà -finché non metto sotto qualcuno, almeno.

1 commento:

  1. Vai bene,la strada è tua! respirala,impregnati di essa,possiedila,governala e tu sarai divina!

    RispondiElimina