lunedì 26 dicembre 2011

Regali a costo zero

L'incomebenza dei regali, sotto Natale, penso metta un po' in imbarazzo tutti: prima di tutto a chi farli?
1. A quelli a cui vogliamo bene.
2. A quelli che ci stanno antipatici ma di certo ce lo faranno.
3. A quelli che non sappiamo se ce lo faranno ma se per caso ce lo fanno e noi diciamo "Acciederbolina, il tuo l'ho lasciato a casa" e poi glielo portiamo dopo una settimana capiranno subito che gliel'abbiamo ruffianamente comprato per ricambiare il loro e quindi è meglio giocare d'anticipo.
Comunque, il problema più importante non è a chi, ma cosa regalare. Personalmente, sono insofferente a tutti quei ninnoli che non hanno nessuna possibile funzione se non quella di venire appunto regalati a Natale (non per niente esistono negozi di "idee regalo": cioè, non di scarpe, cappelli, collane, cipolle, libri, zappe, vasi da notte o altri oggetti che abbiano una loro individualità ma di cose la cui esistenza culmina e si esaurisce nel momento in cui vengono scambiate tra due persone ugualmente disinteressate sia l'una all'altra  sia all'oggetto in questione). Se questi regali potessero pensare, soffrirebbero tutti di bassa autostima; se potessero agire, sotto Natale ci sarebbe un'ondata di suicidi tale da rovinare le feste a tutti. Immaginate di scartare un pacchetto e trovarci dentro un pupazzo di neve di peluche che si è impiccato con la sciarpa.
Ora, gli aggeggi non possono fare tutto ciò ma possono invaderci via via la casa fagocitando lo spazio e sottraendolo a quello che è davvero importante. Buttarli non si può (oltretutto non sono mai biodegardabili, e contribuiremmo all'inquinamento); usarli neppure perché non servono a niente.
Insomma, odio ricevere aggeggi (quest'anno mi è andata abbastanza bene, devo dire); e per coerenza cerco di non regalarli. Di solito mi butto sul fatto a mano (l'anno scorso ho cercato di traformare un trullo di gesso in una palla per l'albero, ma non è andata bene), o sul culinario: il cibo se non altro sparisce e non invade la casa.
Con alcuni regali però non me la cavo così facilmente: vedi il punto 1. Ci sono due modi di dimostrare a una persona che è importante per te: spendere un sacco di soldi, oppure cercare qualcosa che in un modo o nell'altro parli di lui o di lei. Quest'anno sono stata pigra e ho fatto biscotti per tutti gli amici, più e meno stretti (credo che abbiano gradito, comunque). A mio padre volevo comprare una bottiglia di Macallan, non perché dovesse berla ma per richiamare La versione di Barney.
Visto che l'ho nominato dirò due parole su questo libro, secondo me uno dei più geniali scritti alla fine del Novecento. Nella finzione narrativa un produttore di tv spazzatura, sputtanato nell'autobiografia di un amico di gioventù, decide di dare la sua versione dei fatti. Senza farsi sconti, autolelogiarsi o giustificarsi, con una sincerità e un'autorionia spiazzanti Barney ripercorre la sua vita -da bambino povero del quartiere ebraico a pezzo grosso dell'industria televisiva, passando per tre matrimoni, una gioventù scapestrata a Parigi e un'accusa di omicidio-, racconta le sue depravazioncelle, i suoi compromessi, le sue liberatorie ribellioni (liberatorie per il lettore, che trova uno spiraglio d'aria fresca nella densa coltre del politicamente corretto), desublima e rovescia tutto, tranne quello che veramente conta: l'ultima, adorata moglie e i figli. L'anno scorso è uscito il film, che non è male; ma il libro dà tutta un'altra pienezza. Pochi libri fanno veramente ridere, e La versione di Barney è uno di questi. Sarebbe da regalare, ma Natale è appena passato. Magari dovevo scriverlo prima.
Comunque, tornando a noi: Barney beve Macallan. Sono candidamente entrata nell'unico negozio di Firenze che lo vende e ho chiesto il prezzo. Poiché non sono una produttrice televisiva ricca da far schifo, non l'ho trovato abbordabile. Ma ormai mi ero innamorata di questa idea e non volevo rinunciare. Ho trovato in casa una bottiglia di Glen Grant (remoto regalo non si sa più di chi che da decenni prendeva la polvere nell'armadietto dei liquori di una famiglia praticamente astemia). Ho preso la scatola di cartone, ho scaricato da Internet la foto di una bottiglia di Macallan delle stesse dimensioni e l'ho attaccata su tutti i lati. Dentro ci ho messo una bottiglia d'acqua di rubinetto.
Devo dire che lo scherzo è riuscito benissimo, mio padre non si è neanche accorto dello scotch e ha pensato incredulo di avere davanti un Macallan invecchiato di dodici anni fino a quando non ha aperto la scatola.
Voi mi direte: "Ma alla fine non gli hai regalato nulla."
E' vero. Però ci siamo fatti le risate.

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